IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO – CAPITOLO 12° MULTINAZIONALI SIONISTE – LA PIOVRA PLUTOCRATICA ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI: IL CASO AMERICANO

26 Dic

CAPITOLO 12°

MULTINAZIONALI SIONISTE – LA PIOVRA PLUTOCRATICA ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI: IL CASO AMERICANO

L’autentica svolta che avrebbe determinato il riassetto degli equilibri di potenza tra le nazioni,
soprattutto tra quelle cristiane dell’Europa e quelle islamiche raccolte attorno all’Impero
Ottomano, venne a delinearsi con la scopert’del Nuovo Continente nel XV° e XVI° secolo e
l’avvento della rivoluzione industriale due secoli più tardi.

L’America infatti, con le sue immense possibilità di sfruttamento di vaste zone vergini da
coltivare e sfruttare, rappresentava un nuovo, prosperoso, campo di conquista per le nazioni
europee.

Gli interessi delle principali potenze dell’Europa si orientarono così oltreoceano, in direzione
meridionale per Spagna e Portogallo in direzione settentrionale per Gran Bretagna e Francia.
La casta dei mercanti e degli speculatori finanziari, l’elitès dei banchieri del Vecchio
Continente, presagendo un avvenire radioso diressero e orientarono – lungo le coordinate
dell’espansionismo degli stati europei – le proprie mire e strategie verso l’oceano atlantico. La
Guerra d’indipendenza nord-americana venne abilmente coordinata dalla finanza cosmopolita e sostenuta dai circoli ristretti della Massoneria Ebraica, i quali intuirono come sarebbe stato
molto più semplice controllare una colonia rispetto ad uno stato di primo piano quale la Gran
Bretagna.

Il conflitto per l’indipendenza degli Stati Uniti rappresentò l’eccezione che sarebbe andata a
confermare la regola, in relazione al tradizionale rapporto di alleanza che da allora si sarebbe
andato instaurando tra l’imperialismo britannico e la finanza internazionale.

Nel 1791 sotto gli auspici del gruppo Rothschild di Londra venne fondata la prima banca d’affari degli Stati Uniti, sostenuta e incoraggiata da Alexander Hamilton uno dei cosiddetti padri fondatorì. Hamilton era di discendenza ebraica; sua madre era l’ebrea Rachele Faucett Levine, sposata con un ebreo olandese. Visto che gli ebrei non avevano il diritto alla nazionalità americana sua madre lo registrò come Hamilton addossando la paternità ad un marinaio di origini scozzesi.

E’ necessario ricordare come tra i molti coloni delle prime ondate migratorie gli ebrei
occupassero posizioni di tutto rispetto, così come cita Henry Ford il quale asserisce che il primo
bianco nato nello stato della Georgia fosse un ebreo di nome Isaàc Minìs.

Allo stesso modo per lo sfruttamento della colonia britannica della Virginia furono le grandi
banche ebraiche di Londra a procurare i capitali che avrebbero permesso la costituzione della
Virginia Company of London -attiva sin dal 1619.

Per gli ebrei, quella storia (della cosiddetta emancipazione nda) iniziò nel Nord America nel
1654 – scrive lo storico ebreo Arthur Hertzberg – Nei primi giorni di settembre di quell’anno
ventitrè rifugiati ebrei – studi recenti sostengono che potrebbero essere stati qualcuno di meno – sbarcarono a Nuova Amsterdam.

La loro destinazione originaria erano le isole del mar dei Caraibi, ma, dopo l’approdo della loro nave, la S.te Catherine, in Giamaica e a Cuba, gli spagnoli non avevano permesso loro di rimanere….Questo gruppo a bordo della Ste. Catherine stava fuggendo da Recife in Brasile, la punta più a oriente dell’America del Sud, che gli olandesi avevano conquistato ai portoghesi nel 1630 e avevano tenuto finchè, nel gennaio 1654, erano stati costretti a riconsegnarla ai portoghesi…..

A Peter Stuyvesant , il governatore di Nuova Amsterdam, non piacevano gli ebrei. Sebbene nella sua battaglia contro la loro permanenza in città usasse termini quali assassini di Cristo’o coloro che rifiutano Cristo’, la sua protesta aveva ragioni fondamentalmente economiche.’
(1°)

Sarebbe stata la Compagnia delle Indie Occidentali ad aprire le porte di Nuova Amsterdam agli
ebrei.
Un capitolo a parte meriterebbe la storia di Asser Levy che – come testimonia l’Hertzberg – era un aschenazita, proveniva cioè dalla comunità di lingua yiddish dell’Europa centrale e orientale, che i sefarditi consideravano una casta inferiore….Levy era un uomo d’affari che si era fatto da sé, che era arrivato povero, e non faceva parte di coloro che provenivano da Recife. Nel 1661 Levy acquistò una casa a Nuova Amsterdam, forse la prima che un ebreo avesse mai posseduto in Nord America.

In capo a sette anni era diventato un intermediario che vendeva merci finite importate da Amsterdam, con interessi commerciali anche a Fort Orange (Albany)… Era diventato rappresentante dei mercanti olandesi di Nuova Amsterdam e prestamonete. Vendeva
perfino liquori, Nel 1661 ottenne la licenza da macellaio….In questo affare si era associato a un partner cristiano; è interessante sapere che questo macello pubblico era situato proprio nel luogo dove adesso si trova Wall Street. Levy stava anche diventando un personaggio pubblico.

Dal 1657 marciava con la milizia. è probabile anche che al Sabbath e durante le festività ebraiche fosse esentato dai suoi doveri con la milizia, dato che questo tipo di eccezioni continuarono a essere fatte nella Nuova York coloniale e anche in altre parti delle colonie inglesi, fino alla Rivoluzione Americana.’ (2°)

All’epoca della rivoluzione americana’si contavano nelle colonie britanniche almeno
quattromila ebrei e, certamente non per caso, molti tra questi operavano attivamente nella città di Boston dalla quale partirono i primi tumulti che avrebbero portato all’indipendenza degli Stati Uniti.

Il 16 dicembre 1773 scoppiava la rivolta dei cittadini di Boston capeggiati dall’agitatore ebreo
Samuel Adams. La storia del Nuovo Continente ricorda inoltre come sin dai primi anni del
XVII° secolo il traffico degli schiavi africani verso le Americhe fosse monopolizzato abilmente
da compagnie ebraiche (3°) le quali avrebbero dato poi vita alla Royal African Company of
London'(1764) all’interno della quale Jacob Rodriguez, Benjamin Wright e Abraham Pereira
continuarono i loro traffici di vite umane indisturbati.

Tutte le principali compagnie operanti sul mercato degli schiavi dell’Africa erano di proprietà
ebraiche, così come le nascenti Compagnie di Navigazione tra le quali ovviamente la Compagnia Olandese delle Indie Orientali la quale aveva acquistato i diritti di sfruttamento dei terreni attorno a Nuova Amsterdam che, qualche anno più tardi, si sarebbe chiamata Nuova York.

Il divieto di emigrazione ebraica verso l’isola di Manhattan decretato dall’allora Governatore
Stuyvesant costrinse la comunità ebraica a infiltrare la Compagnia Olandese mettendo di fronte al fatto compiuto il Governatore e la Corona d’Olanda.

Era attraverso la Compagnia Olandese che molte armi vennero fatte entrare nel Nuovo
Continente.
Il mercato di schiavi era una delle principali fonti di guadagno della comunità ebraica.
La città di Nuova Amsterdam, che prenderà il nome di Nuova York nell’anno 1666, si
trasformò così in breve nella capitale degli affari ebraici del Nord America. Il quartiere di
Manhattan divenne il centro degli affari della comunità ebraica che raggiunse un numero
considerevole di elementi tutti impegnati in attività speculative, dal prestito ad interesse alla
creazione di istituti di credito.

E’ necessario inoltre ricordare come nell’America delle colonie la vita religiosa degli ebrei
andasse a prendere connotati e caratteristiche del tutto particolari rispetto ai luoghi d’origine delle emigrazioni dal Vecchio Continente. Nell’America coloniale le sinagoghe erano come le chiese: associazioni libere. Gli individui potevano scegliere di ignorare la sinagoga o usarla per qualsiasi altro scopo a carattere ebraico potessero desiderare…. Gli ebrei che lo desideravano fondavano delle istituzioni che sembravano copie esatte di quelle che avevano lasciato in Europa.

Non avevano altri modelli; quindi creavano sinagoghe nelle quali il rituale era ortodosso, insieme a cimiteri, attrezzature per la macellazione di animali da cibo secondo il rito kosher, e mikvaot (bagni rituali). I capi laici delle prime sinagoghe coloniali si comportavano come i loro pari in Europa; cercavano d’imporre l’obbedienza da parte di tutti i membri nella vecchia maniera; ma fallirono, perché, diversamente dalle autorità delle comunità ebraiche dei ghetti europei, gli americani non avevano il potere di obbligare nessuno.

Intorno al 1760, l’unica sinagoga di New York multava i membri della congregazione che non partecipavano alle funzioni del Sabbath, ma questa pratica fu abbandonata di lì a vent’anni, perché era inapplicabile.’ (4°)

Come osserva Hertzberg l’ebraismo americano, meno vincolato ai divieti della Legge, meno
osservante i precetti, molto più emancipato’rispetto a quello europeo, poteva dirsi
compiutamente omologato’alla società americana che aveva, volenti o meno, contribuito a
costruire, a edificare dal nulla assieme ai protestanti e agli altri gruppi sociali e religiosi che
dall’Europa erano arrivati nel Nuovo Continente.

I rischi che le comunità ebraiche in America potessero propendere per derive di tipo ateo’o
agnostico’rispetto ai riti della religione impensierì parecchi rabbini, tra i quali ricordiamo Isaac
Cordoba reggente la comunità di Kingston in Giamaica e autore di una appassionata difesa della Bibbia e dei precetti ebraici contro l’ateismo del principale filosofo dell’illuminismo francese, Voltaire.

L’opera del rabbino della Giamaica venne successivamente ristampata – in due diverse
edizioni – anche negli Stati Uniti a Filadelfia nel 1791 e a Richmond nel 1804.
Si deve comunque sempre al Governatore Stuyvesand la costruzione di un quartiere ebraico nel quale venne eretto un muro di recinzione che, qualche decennio più tardi, sarebbe rimasto
famoso come Wall Street.

L’ebreo John Pierpont Morgan costruì la sua fortuna con la costruzione delle ferrovie del sud-est, speculando con materiali dello stato e creando di lì a pochi anni la Drexel and Morgan
Company’che si sarebbe convertita in una delle principali compagnied’affari del mondo.
Successivamente espandendo il suo impero Morgan costituì la United States Steel Corporation’ alla quale fece seguito la International’, compagnia mercantile tra le più influenti nei traffici tra le due sponde dell’atlantico. Diventò in pochissimi anni noto come il re dell’acciaio’, membro di quella aristocrazia del denaro’che di lì a pochi anni avrebbe dominato completamente la vita economica e finanziaria degli Stati Uniti.

Nello stesso periodo (quello della guerra civile americana nda) il banchiere John Pierpont
Morgan, principale agente trapiantato in America del ramo inglese della famiglia Rothschild,
cominciò ad investire immensi capitali nel finanziamento di compagnie ferroviarie, finendo col
monopolizzare la produzione americana di ferro e acciaio. Il principale difensore degli interessi
di Morgan in Senato era Nelson Aldrich. Sua figlia Abby sposò John Davison Rockfeller junior.
Dall’industria dei derivati del petrolio i Rockfeller entrarono nell’oligarchia bancaria.’ (5°)

Sulle vicende che porteranno all’istituzione della Federal Reserve, la principale banca
d’emissione americana, avremo senza dubbio occasione di parlare più specificamente nel corso del presente capitolo; basterà ricordare che – quando venne varato il Federal Reserve Act – i principali uomini d’affari dell’oligarchia si spartirono le principali istituzioni destinate a
sorvegliarnè regolarità e funzionamento: nell’ordine si trattava di Paul Warburg che entrò nel
primo Federal Reserve Board – il consiglio direttivo che controllava il cosiddetto Federal
Reserve System – e di Benjamin Strong, uno degli uomini del banchiere Morgan, il quale
venne nominato presidente della Federal Reserve Bank di New York.

Negli USA la centralizzazione del sistema di emissione, attuata attraverso l’istituzione della
Federal Reserve, avvenne quando un terzo dell’oro del mondo era già entrato nel suo sistema
finanziario. I cospiratori di Jekyl Island – Rockfeller, Rothschild, Warburg, Schiff, Kuhn, Loeb,
Baruch, Morghentau, Perkins e i loro agenti Morgan, Aldrich, Strong, Venderlip, House –
insieme a tutti gli esponenti della nuova oligarchia del denaro, erano perfettamente consapevoli dell’importanza strategica del loro obbiettivo: chi governava l’oro d’America poteva dominare il mondo'(6°)

Dal canto suo l’altro ebreo Cornelius Vanderbilt, il primo di una dinastia, si arricchì grazie alle
concessioni che ottenne dallo stato per la costruzione delle ferrovie del’ovest e attraverso
sovvenzioni ufficiali che ottenne dalle compagnie di navigazione dell’atlantico. Per sua parte Jay Gould, privo di scrupoli, speculò con il monopolio della rete ferroviaria. Meyer Guggerheim,
arrivato dalla Svizzera, fece fortuna nello sfruttamento delle miniere e nella raffinazione del
rame, e assieme ai suoi quattro fratelli fondò la Philadelphia Smelting and Refining Company’.

La sua dinastia’approfittò di dichiarate e influenti manovre di astuti politici che permisero ai
Guggerheim di estendere il loro impero anche ai ricchi giacimenti d’oro dell’Alaska, di stagno
in Bolivia, di rame in Cile.

La Guerra di Secessione (1861/1865) fu un fiume in piena per le casse dell’oligarchia ebraica, la quale accrebbe le proprie fortune sfruttando ampiamente il campo libero lasciato dalle fazioni in lotta. Mentre il popolo e i governanti degli Stati Uniti d’America erano impegnati in una lunga e estenuante Guerra Civile (7°) l’oligarchia ebraica sfruttava cinicamente il contenzioso bellico, parteggiando ora per l’uno ora per l’altro tra i due contendenti. Lo stesso Abraham Lincoln per finanziare le proprie campagne elettorali dovette accettare il prestito con interessi del 36% che gli venne concesso dai finanzieri ebrei di Wall Street. Sembra che, l’episodio del prestito, avesse fatto nascere forti sospetti nello stesso Lincoln il quale avrebbe pianificato una serie di articoli legislativi per porre bruscamente un freno alla speculazione bancaria e finanziaria dell’oligarchia. Come tutti sanno Lincoln venne assassinato, così come il suo assassino John Wilkes Both il quale avrebbe rivelato il nome del vero mandante
, l’ebreo Judah F. Benjamin, che sarebbe stato dietro all’attentato.

I monopoli saldamente nelle mani degli ebrei sfruttavano la legge della domanda e dell’offerta provocando artificiali alti e bassi nei prezzi dei beni di prima necessità e soprattutto nel mercato azionario e nella Borsa di Wall Street. Avvenne così che il famoso Venerdì Nero della principale borsa mondiale, quella di New York, venisse pianificato a tavolino e diretto dai magnati della finanza dei gruppi Gould, Fisk, Vanderbilt e altri che realizzarono immense speculazioni sulle spalle dei medi e piccoli investitori. Durante la Guerra di Secessione come già accennato l’oligarchia ebraica accrebbe le proprie fortune e dopo il crack fittizio della borsa di New York la Abraham Seligman and Company’di San Francisco arrivò sulla costa orientale ampliando le proprie filiali da New York alla Florida e estendendosi all’Europa.

Il gruppo che faceva capo a Abraham Seligman fu il principale sponsor’del Gen. Ulisse Grant, frammassone di rito scozzese e presidente degli Stati Uniti dal 1869 al 1877. Abraham Kuhn e il suo socio Salomon Loeb, da parte loro, fondarono a New York una società bancaria che si sarebbe interessata dei principali investimenti collegati allo sviluppo della rete ferroviaria. Successivamente estesero la loro attività inserendosi nella American Smelting and Refining Association’, alla Westinghouse Electric’, alla Western Union Telegraph’e alle compagnie d’assicurazioni. Già a metà del loro cammino, e avviate numeorse e floride attività finanziarie, trovarono un nuovo socio nellapersona di Jacob Schiff, il principale finanziere dietro le quintè della Rivoluzione Bolscevica nella Russia zarista. (8°)

Secondo John Schiff, nipote di Jacob, la sola Kuhn and Loeb’contribuì con 20 milioni di
dollari dell’epoca al trionfo del bolscevismo in Russia (New York Journal-American del
3/02/1949), mentre Max Warburg rispediva Lenin in Russia dalla Svizzera su di un vagone
piombato, con una dotazione in oro per un valore calcolato in tranta milioni di marchi.’ (9°)

In America andò ad operare inoltre John Davidson Rockfeller, il quale creò dal nulla il trust
dell’industria petrolifera sotto l’insegna del colosso della Standard Oil Company’, assieme allo
sfruttamento di miniere e all’apertura di fondazioni di natura filantropica’.
Il caso dei Rockfeller assume particolare interesse proprio per la metodologia e lo sfacciato
cinismo con il quale l’oligarchia assumeva i posti chiave del nascente capitalismo statunitense.
I Rockfeller sono la personificazione del Potere permanente della nazione: i governi cambiano,
l’economia fluttua, le alleanze si spostano, i Rockfeller restano’scriveva di loro Walter Cronkite
reporter della CBS.

William Rockfeller amava dichiarare che imbroglio i miei figli ogni volta che ne ho l’occasione.
Voglio farne dei duri. Io commercio con i ragazzi e li spenno e li picchio anche ogni volta che
posso. Voglio farne dei duri.’

John D. Rockfeller crebbe all’ombra del padre e ne assunse la brutalità, la scaltrezza, il cinismo e se necessario la violenza. Autentico speculatore, amava infiltrare i suoi uomini all’interno delle aziende rivali, spiandone le attività e destabilizzando il mercato con colpi di mano e se necessario azioni di disturbo’che potevano sconfinare nell’omicidio o nella soppressione dei rivali.

Quando la corsa al petrolio assunse aspetti politici la sua compagnia la Standard Oil’diventò la
portabandiera degli interessi petroliferi statunitensi, appoggiandosi al governo e all’oligarchia.
Nel 1897, John Rockfeller –scrive Filippo Gaja – usando metodi di guerra commerciale non
ortodossa’, unificò le migliaia di piccole compagnie della Pennsylvania fondando la Stardand
Oil of New Jersey’, che divenne l’emblema stesso della potenza petrolifera americana’ (10°)

Il giudice Landis impose una multa di 29 milioni di dollari dell’epoca per i suoi innumerevoli
reati finanziari, ma ovviamente il potere e l’influenza erano tali che anche l’attacco che venne
portato alla sua Standard Oil’risultò effimero e inutile, aumentando maggiormente il potere
intimidatorio e quello economico del noto magnate.

L’unione con Morgan portò ad un’alleanza che – nel breve arco di pochi anni – si sarebbe
consolidata all’interno del sistema direttivo della Federal Reserve costituendo quell’oligarchia
plutocratica della quale, malgrado gli innumerevoli studi in merito
(11°) sempre poco si conosce, specialmente in Italia.

L’ebreo – scriveva più di ottant’anni or sono il noto magnate dell’industria automobilistica
statunitense Henry Ford – è un enigma mondiale. Per quanto la sua massa sia povera di numero, domina, ciò nonostante, il mercato economico e affaristico del mondo intero. Vivendo disperso, senza patria né governo, dimostra di possedere una unità nazionale e una tecnica non raggiunta mai da nessun popolo della terra. La professione preferita dell’ebreo in proporzione molto maggiore degli altri popoli è quella degli scambi commerciali. Non importa discendere alla compravendita di stracci: l’essenziale è commerciare. Dalla compravendita di roba vecchia fino al dominio assoluto del commercio mondiale e delle finanze degli stati, l’ebreo ha sempre dimostrato le migliori attitudini. Possessore di una avversione invincibile per tutti i lavori manuali e produttivi, egli sa compensare questo difetto con una caratteristica predisposizione per gli scambi. Il non ebreo manifesta la sua attività nel terreno industriale o tecnico, ma il giovane ebreo preferirà sempre iniziare la sua carriera come commesso, o venditore ambulante o impiegato di commercio per le relazioni che tali attività mantengono col mondo degli affari.’ (12°)

Dotati di uno spirito di unità e di coesione assolutamente granitico ecco che, in una nazione
come gli Stati Uniti d’America, gli ebrei poterono installare il loro quartier generale della nuova
oligarchia del denaro, creando nel breve volgere di pochi decenni quegli imperi capitalistici che
ne determineranno la posizione di prioritaria e assoluta superiorità rispetto ad altri gruppi sociali.

Nel mondo della finanza e più vastamente nella grande speculazione, gli eredi dei vecchi usurai europei, dimostreranno di possedere quella fedeltà di razza e di sangue, di religione e di interessì necessaria a sbaragliare la concorrenza per fare un solo esempio della pur consistente comunità latina.

Indubbiamente l’accesso messianismo che rappresentava la sovrastruttura della nazione
americana favorì nell’autoproclamato popolo eletto’una dichiarata assunzione delle redini del
neocostituito stato che di lì a pochi decenni sarebbe diventata la principale potenza mondiale.

La conquista dell’America dei pionieri protestanti del XVI° secolo rappresentò senz’altro una
tappa fondamentale nella creazione di quello spirito della frontiera’dal quale sarebbe nato il
carattere prevalentemente individualistico e rapace degli Stati Uniti; ma il successivo
arrembaggio della Sinagoga Plutocratica’determinò quello spostamento di capitali finanziari di
assoluto rilievo nelle mani di un numero esiguo ma avido, potente, determinato di oligarchi nati da Israele.

Negli Stati Uniti, quasi tutto il commercio grossista, i trusts’e gli istituti bancari, le ricchezze
del sottosuolo e i principali prodotti dell’agricoltura, specialmente tabacco, cotone e zucchero, si trovano sotto l’assoluto dominio dei finanzieri ebrei o dei loro agenti.’ (13°)

Aveva certamente ragione dunque, Pierre Antoine Cousteau, fratello del più noto Jacque-Yves
oceanografo di fama mondiale, a definire – nella sua opera più nota, L’America Ebraica’ come
la terra promessa del cosmopolitismo ebraico internazionale.

La conquista degli Stati Uniti da parte degli ebrei raggiunge una sorta di perfezione. In meno di mezzo secolo, i conquistatori ariani sono stati respinti, spossessati, ridotti un po’ovunque ad impieghi secondari, a lavori comuni. E i nuovi signori si sono insediati, occupando uno ad uno i punti strategici, espellendo via via i vecchi occupanti dalle roccaforti delle quali essi credevano d’essersi assicurati la custodia per l’eternità. Un lavoro ben fatto, una bella pulizia.’
(14°)

Secondo quanto scrive Jacques Bordiot le prime tappe per l’instaurazione di un Governo
Mondiale sono da ricercare nell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Thomas Woodrow
Wilson nel novembre del 1912, con una manovra di finanzieri internazionali, condotti dalla
Banca J.P. Morgan, principale sostegno del Gruppo della Round Table americano, e agente negli stati dei Rothschild di Londra.'(15°)

Nacque da quell’elezione la strategia di dominio planetario statunitense che, nel breve volgere di pochi anni, avrebbe proiettato la potenza atlantica al centro del conflitto europeo.
Secondo la teoria del balance of power euro-asiatico della Gran Bretagna si necessitava un
equilibrio stabile nei rapporti di forza tra i principali attori (stati) dell’Europa. Secondo invece la
nascente dottrina geopolitica statunitense era assolutamente necessario che questi arrivassero – per vie militari – a scannarsi tra di loro. è il principio che ispirò l’intervento al fianco delle potenze alleate (Gran Bretgna Francia e Italia) e che su scala mondiale veniva desunto direttamente dalla scuola di Geo-Politica del britannico Sir Halford Mackinder, il quale in un suo noto assioma stabiliva che Chi domina l’Europa Orientale domina la Terra Interna, chi domina la Terra Interna domina l’Isola del Mondo (World Island), chi domina l’Isola del Mondo domina il Mondo’.

Come ha scritto lo storico John Kleeves Gli Stati Uniti dunque non potevano stare a guardare, o limitarsi al massimo ad aiutare con armi, materiali e danaro uno o l’altro dei contendenti o tutti e due; dovevano assolutamente intervenire, non solo in Europa ma anche in Oriente, sperare che vincesse la parte alla quale si erano legati, e cercare di controllare poi i mutamenti provocati dalle condizioni di pace conseguenti, affinchè queste, in Europa, lasciassero le cose all’incirca com’era prima…’ (16°)

Ovviamente la Guerra sarebbe diventata l’opportunità per ampliare la sfera d’interessi
statunitense all’intero pianeta, così – sia nel 1° conflitto che, soprattutto, nel 2° – si
determinarono quelle condizioni assolutamente uniche che, nell’arco di un ventennio sanciranno l’egemonia planetaria americana.

L’oligarchia ebraica in entrambi i conflitti, lavorando ai fianchi l’establishment, determinerà le
linee di politica economica interna e quelle di politica estera, soprattutto di contenimento dei
regimi totalitari sorti all’indomani della Grande Guerra nell’Europa Centrale (l’Italia fascista
prima e la Germania Nazional-Socialista poi) e in quella Orientale (l’Unione Sovietica).

La stessa Guerra Fredda, condotta unilateralmente da Washington contro Mosca (con la
creazione della Nato), nient’altro sarebbe stata che la prosecuzione del confronto-conflitto su
scala planetaria che un’uomo dell’establishment come Zbigniew Brzezinski ha lucidamente
analizzato nella sua opera La Grande Scacchiera – Il Mondo e la Politica nell’Era della
Supremazia Americana’quando delineerà obbiettivi e strategie dell’unica superpotenza rimasta
dopo la caduta dell’Urss nei primi anni novanta: è ormai tempo – scrive questa eminenza
dell’oligarchia economico-politica sionista che controlla l’America (e che non a torto viene
indicata dalle cosiddette miliziè dell’estrema destra statunitense come Z.O.G. = Zionist
Occupation Government) – che gli Stati Uniti perseguano un coerente disegno geo-strategico
d’ampio respiro per l’intera Eurasia. Questa necessità sorge dall’interazione fra due realtà
basilari: gli USA sono oggi l’unica superpotenza globale e l’Eurasia è il terreno sul quale si
giocherà il futuro del mondo. L’equilibrio delle forze che prevarrà su questo continente deciderà dunque il destino della supremazia americana e della sua missione storica. La durata e la stabilità di tale supremazia dipenderanno soprattutto da come gli Stati Uniti muoveranno le principali pedine del gioco su questa scacchiera, controllandone le zone cardine dal punto di vista geo-politico’. (17°)

E con l’11 Settembre e il pericolo del terrorismo fondamentalista’di Bin Laden e dei talebani
di Kabul si realizzeranno le condizioni necessarie al controllo diretto dell’Eurasia…. Ma questa
come vedremo altrove è un’altra storia….

Così come scrive Michel Bugnon Mordant: Gli accordi internazionali siglati tra Stati Uniti e gli
altri paesi, in particolare l’Europa, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, s’inscrivono in una
logica americana intangibile. Nessun tipo di legami politici obbligatori ma, prima di tutto,
relazioni economiche.’Così come consigliava George Washington. Ripreso alla fine del XIX°
secolo da Mahan (massimo esperto della scuola geo-politica americana cosiddetta talassocentrica , creata sul modello britannico 18°) e da altri, questo significava. Creazione di legami economici fin quando noi domineremo il mondo’. I tentativi di mettere sotto tutela
definitivamente l’Europa per mezzo di scambi commerciali dopo il 1945 venne avviato
attraverso il Piano Marshall. Ciò che qui viene esposto soddisfaceva i sogni di Jean Monnet
d’una Europa americanizzata’e rassicurante la propria popolazione di fronte al pericolo d’una
espansione sovietica, del quale l’Europa era impossibilitata a difendersi senza l’America’ (19°)

Per il raggiungimento di questi obbiettivi planetari, la Finanza e il Commercio, l’Industria e le
Banche dovevano rappresentare gli strumenti di dominio interno con i quali la casta dei nuovi
oligarchi del denaro avrebbe mantenuto sotto il proprio tallone la massa dei cittadini americani.

L’Internazionale Ebraica che in poco meno di un secolo riuscirà a dominare definitivamente
l’America e poi l’intero Occidente mediante l’utilizzo delle risorse di cui sopra, si preparerà così
all’assalto dei mercati mondiali e al controllo – mediante le proprie multinazionali –
dell’economia mondiale.

Le banche ebraiche rappresentano la punta di diamante dell’offensiva mondialista lanciata dai
sionisti all’indomani della 2a Guerra Mondiale: oltre alle già citate Kuhn, Loeb and Company,
Warburg, Rockfeller, Morgan Stanley, saranno sempre membri dell’establishment sionista ad
operare indiscussi nel Tempio della Finanza Mondialè (Wall Street) da Spencer a Seligman, da
Lazard, a Ladenburg, da Thalmann a Hallgarten, da Nachod a Goldmann, da Sachs a
Wolfenshon, fino ai più recenti speculatorì internazionali fra i quali si distingue George Soros,
ebreo d’origini ungheresi, responsabile del crollo della Lira italiana e della sua fuoriuscita dallo
SME (Sistema Monetario Europeo) nel 1993, dei crolli finanziari della Malesia e dell’Indonesia
(peraltro denunciati dai rispettivi presidenti e governi islamici come attacchi lobbystici della
finanza sionista’) e dello smembramento politico dell’ex Yugoslavia e poi del crollo politico di
Slobodan Milosevic nell’inverno di due anni or sono.

Non esiste alcun dubbio che esistano delle relazioni strettissime tra alta finanza e ambienti
sionisti, tra i principali consigli d’amministrazione delle multinazionali e le Logge Massoniche
controllate dal Giudaismo Talmudico, tra i centri di potere economico e i centri di potere
esoterico-sapienzale che dalle Sinagoghe determinano i principali avvenimenti della politica
mondiale. Del resto i principali finanzieri ebrei sono, allo stesso modo, ai vertici del potere
politico attraverso le loro fondazioni, i loro circoli ristretti, i loro uomini (sparsi nei partiti
politici e nei centri amministrativi) e soprattutto le loro istituzioni discretè (Cfr, Council o f
Foreign Relations, Bildeberg Group, Trilateral Commission, Club de Paris, Club di Roma, le
Conferenze Pugwash, la Pilgrims Society, gli Istituti d’Affari Internazionali, G8, Banca
Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Gruppo Mega, la Nato, le Nazioni Unite e tutti gli
accordi di tipo politico-militare o commerciali siglati dagli Stati Uniti negli ultimi sessant’anni
per mezzo pianeta).

Ai vertici industriali predominano le compagnie ebraiche, così vale per le firme della moda e per
quelle dello sport, estendendo il loro potere nel settore dei mass media dove l’elemento giudaico appare predominante (e del quale ci occuperemo in separata sede). I Werner, i Beer’s, i Barnabo sono tra i principali commercianti di diamanti, i Lewinsohn, i Guggenheim del rame e dell’argento, i Rothschild del petrolio e con loro tutti i principali responsabili delle cosiddette 7 Sorelle, le principali compagnie petrolifere internazionali.

Una delle fasi che spalancarono le porte del sistema statunitense all’oligarchia ebraica fu il crollo del cosiddetto Venerdì Nero di Wall Street. La successiva elezione del democratico Roosvelt (Rosenfeld) alla presidenza del paese determinò lo spostamento del potere economico-finanziario e politico-anmministrativo nelle mani dei signori del denaro’della plutocrazia sionista.

Il 7 marzo 1935 l’Istituto Carnegie – scrive Louis Marschalko – investigò l’albero genealogico
dei Roosvelt, dal quale venne messo in evidenza che il presidente degli Stati Uniti era di
discendenza giudaica. I suoi antenati arrivarono negli Stati Uniti nel 1682: erano Claes
Martenszen van Rosenvelt e da lato materno Janette Saluel. Originariamente erano ebrei sefarditi spagnoli che fuggirono dalle persecuzioni di Fernando, il diabolico, nel 1492 e si diressero in Inghilterra. Dall’arrivo negli Stati Uniti l’albero genealogico della famiglia è pieno di Jacob, di Isaac e di Samuel.’ (20°).

Ovviamente presidente ebreo, il Roosvelt, degli interessi ebraici.

Bernard Baruch assurse così a eminenza grigia del presidente, Henry Morghentau, James Paul
Warburg, Samuel Huntermeyer, Sam Rosenman, il rabbino Stephen Wise, Harry Hopkins, Felix
Frankfurter, fecero così parte dell’establishment che guidò la nazione americana dal New Deal’
alla Guerra Ebrea del 41-45

L’erede di Baruch, in veste di tutor della presidenza statunitense, fu il magnate Sidney
Weimberg che pedinò’a vista i presidenti Eisenhower e Kennedy. Weinberg diventò presidente
della Ford Motor quando questa passò sotto controllo ebraico.

I fratelli Rockfeller presero il controllo della Chaase Manhattan Bank, mentre il più influente tra
loro, Nelson, unitamente al senatore israelita Javitis, controllava l’ala sinistra del Partito
Repubblicano. Se si considera che l’edificio dove venne costruito il Palazzo di Vetro delle
Nazioni Unite venne costruito su una proprietà del noto magnate, si potrà anche comprendere
come questa istituzione sovra-nazionale mai abbia operato secondo fini di giustizia e di legalità, permettendo la creazione dello stato-pirata d’Israele e le sue infamie, così come lasciando impuniti innumerevoli crimini commessi contro l’umanità dalla superpotenza a stelle e strisce e dai suoi colleghì sovietici d’Oriente.

I banchieri ebrei della famiglia Warburg, i Kuhn e Loeb dell’omologa banca, gli Schiff, il ramo
americano dei Rothschild, le famiglie Lazare,Aldrich, Cohen, Altschul, Benjamin, Guggenheim,
Nachod, Read, Goldmann, Schareder furono così le sole detentrici di immensi capitali finanziari
che verranno messi a disposizione dei più efferati crimini ammantati di principi umanitari e belle parole prive di senso (per esempio ricordiamo la nota frase relativa al ritorno della democrazia nel Kuwait liberato’, quando chiunque sapeva benissimo che nessun tipo di democrazia fosse mai stato applicato nell’emirato dei Sabah). (20°)

Inoltre non dobbiamo dimenticarci che alcuni presidenti degli Stati Uniti fossero protestantì
pro-forma, discendendo da famiglie ebraiche convertite decenni o secoli prima. Era il caso di
Harry Truman (Shippe), Dwight David Eisenhower, discendente di Jacob e Rebecca
Eisenhower, israeliti emigrati da Odenwald, Germania, nel XVIII° secolo.

Fino alle più recenti notizie che sono trapelate anche sulla stampa italiana circa la discendenza
ebraica della famiglia Bush. (21°)

A queste informazioni si deve aggiungere quanto, altri autori dell’area non conformista, hanno
scritto circa i rapporti tra potere iniziatico occulto e ambienti della finanza e della politica.
Citiamo volentieri il volume di Anthony Sutton, America’s Secret Establishment – An
introduction to the Order of Skull & Bones’, a cura della Liberty House Press nel quale viene
fedelmente descritto l’ambiente dell’Università dell’elitès sionista di Yale, l’esistenza di uno
strano ordine di tipo massonico interno all’ambiente universitario (l’Ordine del Teschio e delle
Ossa) e l’allevamento ad hoc’dei futuri leader’s dell’establishment. (22°)

La storia del potere occulto che controlla l’America è ancora tutta da descrivere, così come
sarebbe altrettanto interessante analizzare l’incredibile influenza che hanno assunto – in prima persona – i sionisti all’interno delle amministrazioni americane.

Con l’amministrazione Clinton (23°) abbiamo raggiunto livelli particolarmente inquietanti di
ebrei all’interno dei bureau’della White House; con Bush junior sembrerebbe che si continui e
possibilmente si aumentino queste stime: (24°)

Non aveva dunque i suoi torti Benjamin Franklin quando alla Convenzione Costituzionale di
Boston nel 1789 metteva in guardia gli americani circa il pericolo ebraico’: Se gli ebrei non
sono esclusi dagli Stati Uniti per costituzione, fra meno di cent’anni essi ci governeranno e ci
distruggeranno, e muteranno la nostra forma di governo per la quale noi americani abbiamo
sparso il sangue e sacrificato la nostra vita. Io vi avverto, signori: se voi non eliminate gli ebrei
per sempre, i vostri figli e i figli dei vostri figli vi malediranno nelle vostre tombe. Le idee degli
ebrei non sono quelle degli americani quand’anche essi abbiano vissuto fra noi per dieci
generazioni.'(25°)

Noi consigliamo ai nostri lettori di riuscire ad entrare in possesso di alcuni dei volumi citati e se
possibile di altri (26°) che, dall’area di cultura tradizionale francese sono diffusi esclusivamente

in ambienti catacombalì quali quelli del cattolicesimo tradizionalista o nell’area dell’estrema
destra neo-fascista (la quale peraltro non ha ancora pensato di disporre di una casa editrice
specializzata sulla questione ebraica dopo la defaut delle edizioni di Ar’…. Meno male che sono
nate le edizioni Effepì a porvi rimedio).

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NOTE AL CAPITOLO 12° –

1°- Arthur Hertzberg – Gli Ebrei in America – Storia, cultura, società’– Edizioni Bompianì
Milano 1993

2° – Arthur Hertzberg op. cit.

3° – In merito all’apporto ebraico nei commerci di schiavi negri dall’Africa alle Americhe si
consulti The Secret Relationship between Blacks and Jews’– Volume 1, pubblicato a cura
dell’organizzazione islamica The Nation of Islam’, Latimer Associates’Chicago, Illinois’
1991. Il volume riporta fedelmente interi elenchi di compagnie marittime che operavano tra le
sponde dell’atlantico, fedelmente estratte dall’American Jewish Archives’, dal volume di
Herbert I. Bloom The economic activities of the Jews of Amsterdam in the Seventeenth and
Eighteenth Centuries’, da quello di Abraham J. Karp The Jewish Experience in America:
Selected Studies from the Publications of the American Jewish Historical Society’e dai tre
volumi di Jacob Rader Marcus The Colonial American Jew 1492/1776’
Dopo aver riportato fedelmente le date d’espulsione degli ebrei dalle principali città dell’Europa, tra il X° e il XIX° secolo, l’opera elenca in ordine i principali sfruttatori ebrei della manodopera africana del Suriname; tra di loro citiamo: Abraham Arias, Jacob Cardoso, Salomon La Para, Jacob Henriwues de Barrios, Isaak da Costa, Joseph Costelho, Jacob Barugh Carvalho, David Gradis d’Affonseca, Moses Henriques Cothino, Elias Chayne, David Mendes Mesa, David Simon Levi, Juda Abrahamse, Isaak Carrera Brandon, Jacob Bunes, Abraham Isidro, Isaak da Costa e molti altri. Sono anche ricordate le numerose rivolte che scoppiarono nelle piantagioni e come gli ebrei parteciparono attivamente a sopprimerle, reprimendo nel sangue le richieste di quelli che venivano considerati alla stregua di semplici schiavi. Tra coloro che parteciparono alle repressioni, tra il 1691 e il 1722, sono ricordati i nomi degli ebrei: David Nassy, Moses Naar, Gabriel de la Fatte, del capitano Jacob d’Avilar, Manuel Pereira, Isaac Arias, Abraham De Brito e Abraham de Veer. Il volume parla esplicitamente di milizie ebraichè assoldate dai grandi proprietari terrieri. La Dutch West India Company’controllava i territori del Sud America fino alla Guiana dove operava David Nassy a capo di una comunità di commercianti ebrei rifugiata in Guiana dal Brasile. Nell’isola di Barbados la comunità ebraica viene descritta come compatta auto-disciplinata (cfr dal volume di Simon Wolf The American Jew as Patriot, Soldier and Citizen’– Philadelpia, Levytype Company 1895) e concentrata nei propri affari commerciali.

Inutile riproporre in questa sede l’ennesima lista di schiavisti ebrei, molti dei quali compaiono
anche nei registri dello stato e nella Jewish Historical Society Of England.Identiche stime sono
date per tutti gli stati caraibici e per il Messico, dove i traffici continuarono per tutti il XVIII°
secolo e dove operavano alcuni tra i principali mercanti ebreì: Jeosuah Henriquez, Francisco
Lopez Henriquez, Moses Penso, David Senior, Joseph da Costa Gomez. Dopo l’espulsione
decretata dal Brasile nel 1654, gli ebrei di origini spagnole e portoghesi, si diressero verso
l’area caraibica. In Jamaica secondo le estimonianze di numerosi autori ebrei, tra i quali lo
storico Max Kohler, operavano David Henriques, Hyman Levy e Alexander Lindo. La
popolazione di schiavi dell’isola jamaicana passò dai 9504 del 1673 alla stima di 99.239
dell’anno 1739 e le maggiori compagnie commerciali di Kingston erano in mano al terzetto di
cui sopra. In Martinica la famiglia di David, Benjamin e Moses Gradis sviluppò analoghi traffici
mentre a Nevis operavano Abraham Bueno de Mezqueto e Solomon Israel.

Per quanto riguarda propriamente gli attuali Stati Uniti d’America, dove i padri pellegrinì
protestanti andavano fondando una società rigidamente esclusivista verso gli indigeni e, in nome della Bibbia e dell’etica protestante, la società WASP (White Anglo Saxon Protestant), gli ebrei si insinuarono tranquillamente sotto la spinta messianica che faceva coincidere il Nuovo Mondo con la Terra Promessa delle letture bibliche. Si ricordano i nomi dei principali schiavisti ebrei di Nuova York. Issack Asher, Jacob Barsimson, Joseph Bueno, Solomon Myers Cohen, Jacob Fonseca, Aberham Franckfort, la famiglia Gomez, Ephraim Hart, Judah Hays, Harmon Hendricks, Uriah Hyam, Abraham Isaacs, Samuel Jacobs, Benjamin S. Judah, la famiglia Levy, Isaac R. Marques, Moses Michels, Simon Nathan, David Pardo, Isaac Pinhero, Rachel Pinto, Abraham Sarzedas, Moses Seixas e altri ancora.

Rinviamo i lettori alla lettura di un testo che – come molti altri –purtroppo non è mai stato
tradotto in lingua italiana da alcuna casa editrice. Riteniamo utilissima questa operazione che
smaschererebbe definitivamente il mito dell’ebreo errantè e perseguitato e riuscirebbe a rendere un minimo di giustizia ai milioni di schiavi che dall’Africa, vennero portati in catene a lavorare nel nuovo mondo’….. il mito dell’America come nuova frontiera’delle opportunità infinite si fonda sullo sfruttamento immane di una massa mai quantificata di centinaia di migliaia, di milioni di africani costretti ai peggiori lavori, nelle peggiori condizioni, che nessuna pellicola cinematografica (compreso il vecchio kolossal Radicì…. Già ma da quanti anni non lo vedete proiettato sul grande schermo….mentre Olocaust’e Schindler List’così come La Vita è bella’ ci sono propinati mensilmente) potrà mai riuscire a descrivere.

4° – Arthur Hertzberg – Gli Ebrei in America- Storia,cultura,società’ediz. Bompiani – Milano
1993

5° – Lello Ragni – Il Mondialismo Capitalista – Mercato Globale e Società Multirazzialè –
Edizioni de L’Uomo Libero’– Milano 1992

6° – Lello Ragni – op. cit.

7° – si vedano a questo proposito le opere documentatissime di Raimondo Luraghi – Storia della Guerra Civile Americana’edizioni Rizzolì – Milano 1994; Gli Stati Uniti – edizioni UTET’,
Torino 1974 e Marinai del Sud’

8° – pur sviluppando in altra sezione la questione dell’intreccio perverso di finanziamenti
capitalistici ebraici e di movimenti rivoluzionari socialisti e bolscevichi, si consiglia sin d’ora la
lettura del volume La Storia dei Vintì di Joaquin Bochaca – Volume 2° (Il comunismo russo’)
edizioni Barbarossa’Milano 1987

9° – Sergio Gozzoli – Sulla Pelle dei Popoli – Viaggio nel labirinto del potere mondialista’
edizioni de L’Uomo Libero’– Milano nr° 27 Monografico del Giugno 1988

10° – Filippo Gaja – Le Frontiere Maledette del Medio Orientè edizioni Maquis’, Milano
1991

11° – per una breve bibliografia sul potere dell’oligarchia negli Stati Uniti si consultino i seguenti volumi che non sono mai stati tradotti in italiano sebbene di fondamentale importanza e di assoluta priorità nella conduzione di un reale antagonismo culturale al Sistema Mondialista:

Jacques Bordiot.- Une main cachee dirige – Le systeme du mondialismè edizioni Trident’
Paris (Francia)1992

Jacques Bordiot – Le Pouvoir Occulte fourrier du communismè edizioni Diffusion de la
Pensèè Francaisè – Chirè en Montreuil (Francia) 1976

Jacques Bordiot – Le Gouvernement Invisiblè edizioni Avalon’– Paris (Francia) 1987

Carroll Quigley – Tragedy and Hopè edizioni MacMillan’– New York 1966

Carroll Quigley – The Anglo-American establishment’edizioni Books in Focus’New York
1991

W.Cleon Skousen – The Naked Capitalist’St.Lake City (USA) 1970 (di questo volume ne esiste
una edizione Il capitalista nudo’vecchia di almeno un quarto di secolo uscita nel 1978 per i
titoli dell’Armando’editore di Roma)

Dan Smoot – The Invisible Government’edizioni The American Library’, Belmont
(Massachusset) 1965

Jacques Bergier /Bernard Thomas La Guerre Secrets du petrolè ediz. Denoèl 1968

Henry Costan – Les Technocrates et la Synarchiè edizioni Librairie Francaisè 1979

Pierre Virion – Bientot un Gouvernement mondial?’ediz. Saint Michel’– Saint Cenerè
(France) 1976

Luois Bergeron/Serge Bernstein – Dictionnaire d’histoire èconomique, de 1800 a nos jours’,
ediz. Hatier, Paris (Francia) 1987

Alain Cotta – Le Capitalisme dand tous ses etats’edizioni Fayard’Paris (Francia) 1991

Henry Grimal – Le Commonwealth’edizioni PUF Collection’Paris 1982

Frederic Julien – Les Etats Unis contre l’Europè ediz. Le Labyrinthè Paris (Francia) 1987

Elise Marienstras Le Mythes fondateurs de la nation americainè edizioni Complexè,
Bruxelles (Belgio) 1992

Pierre Milza – Les Relations internationale de 1871 a 1914’edizioni Colin’Paris (Francia)
1983

Yann Moncomble – Les Vrais responsables de la Troisieme Guerre Mondialè edizioni Faits et
documents’– Paris (Francia) 1982

Alexis De Toqueville – De la democratie en Ameriquè edizioni 10/18 – Paris 1963
Michel Bugnon Mordant L’Amerique Totalitaire – Les Etats Unis et la maitrise du mondè
edizioni Favrè Lausanne (Svizzera) 1997

12° – Henry Ford – L’Ebreo Internazionalè edizioni di Ar’– Padova 1971

13° – Henry Ford op. citata

14° – Pierre Antoine Cousteau – L’America Ebraica’– edizioni Effepì – Genova 2002

15° -Jacques Bordiot – Le Gouvernement Invisiblè edizioni Avalon’– Paris (Francia) 1987

16° -John Kleeves – Vecchi Trucchi – Le strategie e la prassi della politica estera americana,
dalle armi nucleari in Europa, all’asservimento dell’America Latina, al traffico internazionale di
droga ed altro’edizioni Il Cerchio’– Rimini 1991

17° – Zbigniew Brzezinski – La Grande Scacchiera – Il Mondo e la Politica nell’Era della
Supremazia Americana’– edizioni Longanesì – Milano 1997

18° – sulla scuola geopolitica statunitense si vedano le opere di Alfred Mahan: ’The Influence of Sea Power upon History 1660/1783’edizioni Little, Boston, 1890; The Interest of America in
Sea Power’edizioni Sampson Low’, London 1890 (Traduz. in italiano ediz. Casanova, Torino
1904); The Influence of Sea Power upon the French Revolution and the Empire 1793/1812’
edizioni Littlè, Boston 1892.

Come descrive nel suo volume Pascal Lorot – Storia della Geopolitica’edizioni Asterios, Trieste 1997 – Mahan trova, di fatto, molte somiglianze tra l’Inghilterra e gli Stati Uniti. Nel 1897 espone in The Interest of America in Sea Power’ (L’interesse dell’America nel potere marittimo) la dottrina che doveva guidare l’azione del suo paese, se anch’esso voleva innalzarsi al rango di potenza mondiale. Essa si articolava in più punti: collaborazione con la potenza navale inglese, opposizione alle pretese tedesche sui mari, vigilanza di fronte alla prevedibile espansione giapponese nel Pacifico, difesa coordinata, infine, tra europei e americani contro i popoli asiatici. Per raggiungere questi obbiettivi era necessario il dominio dei mari. Quali ne erano le componenti? Secondo Mahan erano sei: La posizione geografica, la conformazione fisica, comprese le risorse naturali e il clima, l’estensione territoriale, e infine il numero di abitanti e le caratteristiche della popolazione.’

19° Michel Bugnon Mordant – L’Amerique Totalitaire – Les Etats Unis et la maitrise du
mondè – edizioni Favrè – Lausanne (Svizzera) 1997

20° – Louis Marschalko – Os Conquistadores do Mundo’edizioni Revisao’Porto Alegre
(Brasile)

21° – Il quotidiano messicano Excelsior’in un articolo a firma M. Dornbierer, datato 29/01/1991
– durante le operazioni militari nel Golfo contro l’Iraq di Saddam Hussein – denunciava l’aperto
sionismo del presidente, rivelando l’identità ebraica della famiglia Bush secondo quanto
indicavano le note dell’Enciclopedia Judaica Castellana’. Per ulteriori informazioni si consulti
l’opera di Epiphanius.-Masssoneria e Sette Segrete – La Faccia Occulta della Storia’ediz.
sconosciute, Trento 1993

22° – si consulti Maurizio Blondet – Gli Adelphi della Dissoluzionè Edizioni Ares’– Milano
1994

23° – Bill Clinton, il sassofonista di Little Rock’incominciò la sua insulsa carriera – come
scrive Des Griffin, sotto l’ala protettrice del professor Carroll Quigler, presidente di Servizi
Esteri della Georgetown University. Membro influente dell’establishment, il prof. Quigley, è
stato l’iniziatore di Clinton all’interno del sistema’. Sotto la sua direzione divenne uno studente della scuola Rhodes (1968/70) e ad Oxford partecipò ad uno speciale corso sulla visione mondialista (One World Ideology) fino al conseguimento della laurea all’Università di Yale nel 1973. (da Des Griffin – Fourh Reich of the Rich’)

24° – dal sito internet www.islamitalia.it’a cura del dawacenter.com trascriviamo
fedelmente il seguente articolo: Who Run USA Today? Usa’s Rulers – They are all Jews!’che
riporta i nomi degli ebrei: Madeleine Albright, Robert Rubin, William Cohen, Dan Glickman,
George Tenet, Samuel Berger, Evelyn Lieberman, Stuart Eizenstadt, Charlene Barshefsky, Susan Thomases, Joel Klein, Gne Sperling, Ira Magaziner, Peter Tarnoff, Alice Rivlin, Janet Yellen, Rahm Emanuel, Doug Sosnik, Jim Steinberg, Jay Footlik, Robert Nash, Jane Sherburne, Mark Penn, Sandy Kristoff, Robert Boorstin, Keith Boykin, Jeff Eller, Tom Epstein, Judith Feder,
Richard Feinberg, Hershel Gober, Steve Kessler, Ron Klein, Madeleine Kunin, David Kusnet,
Margaret Hamburg, Many Grunnwald, Karen Adler, Samuel Lewis, Stanley Ross, Dan Schifter,
Eli Segal, Alan Greenspan, Robert Weiner, Jack Lew, James P. Rubin, David Lipton, Lanny P.
Breuer, Richard Hoolbrock, Kenneth Apfel, Joel Klein, Sindney Blumenthal, David Kessler,
Seth Waxman, Mark Penn, Denniss Ross, Howard Shapiro, Lanny Davis, Sally Katzen, Kathleen
Koch, John Podesta, Alan Blinder, Janet Yellen, Ron Klain. Tutti ovviamente membri di
primissimo piano dell’amministrazione Clinton.

25°- Vermijon – Le Forze Occulte che manovrano il mondo’– Roma 1944

26° – tra gli opuscoli in nostro possesso citiamo …Mais qui Gouverne l’Amerique?’di Georges
Virebeau (tradotto da Maurizio Lattanzio e pubblicato a puntate sul mensile Avanguardia’a
partire dal nr° 80 del Giugno 1992), Une Nouvelle Synarchie Internationalè, Les Veritable
Maitres du Mondè e Ceux qui tirent les ficelles de la politique et de l’economie mondiales’.
Questi documenti sono interni all’organizzazione mondialista della Trilateral Commission, uno
degli strumenti del Sistema Mondialista. Per i nostri lettori riportiamo l’elenco completo dei
membri italiani che figurano nelle liste prese in considerazione e comunque datate di almeno una decina d’anni. Tra i nomi noti citiamo: Umberto Agnelli, Giovanni Auletta Armenise, Piero
Bassetti, Umberto Capuzzo, Fausto Cereti, Umberto Colombo, Ottaviano Del Turco, Giuseppe
Gazzoni Frascara, Arrigo Levi, Cesare Merlini, Mario Monti, Giuseppe Ratti, Gianfelice Rocca,
Sergio Romano, Renato Ruggiero, Paolo Savona, Sergio Siglienti, Umberto Silvestri, Margherita
Boniver, Virginio Rognoni, Giampiero Cantoni, Gianni De Michelis, Paolo Zannoni, Giorgio
Benvenuto, Carlo Bonomi, Giorgio La Malfa, Cesare Merlini, Egidio Ortona, Romano Prodi,
Giuseppe Ratti, Mario Schimberni, Federico Sensi, Paolo Battino Vittorelli, Francesco Cingano,
Giuseppe Piovano. Insieme a questi documenti interni alla Trilateral Commission consigliamo ai
lettori le opere di Henry Coston: La Haute Finance et les Revolutions’, Les Finaciers qui
mènent le Mondè, Le Haute Banque et les Trusts’, Les causes cachèes de la 2° Huerre
Mondialè, Les 200 Familles au pouvoir’alle quali assommiamo quelle di Des Griffin Fourth
Reich of the Rich’, Descent into Slavery?’; quelle di Gary Allen Say No!’to the New World
Order’, Kissinger: The Secret Side of the Segretary of Statè, The Rockfeller Filè e Richard
Nixon: The Man behind the Mask’; quella di Lady Queenborough Occult Theocrasy’; di John
Robinson Proofs of a Conspiracy’; di Myron Fagan Illuminati-CFR’tutti autori della cosiddetta
destra americana più o meno collegata all’area delle milizie cristiane.

GOVERNO MONDIALE EBRAICO