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IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO – CAPITOLO 18° L’ORGIA CAPITALISTICA – MULTINAZIONALI E GLOBALIZZAZIONE SOTTO LA DIREZIONE DEL SIONISMO

26 Dic

CAPITOLO 18°

L’ORGIA CAPITALISTICA – MULTINAZIONALI E GLOBALIZZAZIONE SOTTO LA DIREZIONE DEL SIONISMO

Abbiamo avuto modo di constatare nel capitolo dedicato agli Stati Uniti d’America come il
nocciolo duro, il cuore dell’oligarchia capitalistica, dell’establishment si annidi negli Stati Uniti.

In particolare è rilevante come all’interno delle famigliè che dirigono questa oligarchia esista
un’autentico vertice composto da qualche centinaio di magnati e plutocrati di chiare origini
ebraiche giunti in territorio statunitense tra il XIX° e il XX° secolo.

Università selezionate sfornano tutti gli anni i membri dell’establishment americana i quali
andranno a occupare i posti di comando della piramide politico-finanziaria che sovra-intende il
cosiddetto Z.o.g. (Zionist Occupation Government) ossia il Gran Sinedrio Ebraico.

Il Nuovo Mondo per loro (gli ebrei ndr) rappresentava la possibilità di raggiungere a New York
ciò che non potevano raggiungere nella Mosca degli Zar: diventare professori, mercanti e
burocrati. Nei primi anni venti, Harvard, Yale e la Columbia University non si sentirono
costrette a proporre quote d’ammissione per gli slavi, gli irlandesi e gli italiani, perché allora
pochi dei loro figli si iscrivevano all’università. Gli ebrei furono il primo gruppo etnico a cercare
di creare una breccia nella classe dirigente americana.” (1°)

Furono infatti questi ambienti che aprirono le proprie porte ai giovani ebrei che, utilizzando le
conoscenze e le strutture delle università, coniugarono il saperè delle istituzioni al loro innato
fiuto per gli affari, la carriera di vertice, la sicura volontà di potenza all’ombra delle immani
fortune accumulate da secoli di sfruttamento usurocratico.

Ricordiamo come proprio all’interno delle Università di prestigio, prescelte di generazione in
generazione dalle famiglie che sono al vertice dell’oligarchia, avvengono rituali occulti collegati
a circoli di natura esoterico-massonica che formano’ed inquadrano i neofiti alla leadership e a
ruoli di comando.

E’ il caso dell’università di Yale dove opera lo strano Ordine Skull and Boned'(Teschio e Ossa)
del quale ha parlato Maurizio Blondet (2°) e dove vengono formati i quadri dell’establishment,
tra i quali l’attuale presidente degli Stati Uniti, George Walker Bush junior.

Robert Camman, che ha largamente fatto conoscere gli autentici padroni del mondo’in un
volume diffuso in decine di migliaia di esemplari, scrive a proposito del C.F.R.:

Il banchiere americano Morgan crea il Council of Foreign Relations nel 1921. Da quel
momento tutti i futuri presidenti degli Stati Uniti furono, prima della loro elezione, membri del
C.F.R., tranne Ronald Reagan, sebbene il suo Vice George Bush ne faceva parte.

Alla tristemente celebre Conferenza di Yalta (spartizione del mondo tra Stati Uniti e Unione
Sovietica), altri avvenimenti di portata storica mondiale, i 3⁄4 della delegazione americana erano affiliati al C.f.r. Il Council o f Foreign Relations si presenta come un gruppo di studio americano che riunisce degli specialisti della diplomazia, delle finanze, dell’industria, delle scienze, dell’informazione, capaci di stimolare nel pubblico americano uno spirito internazionale e di coordinare determinate iniziative in questa direzione. Il C.f.r. raggruppa attualmente 1400 affiliati, che occupano gli incarichi più importanti nel Governo degli Stati Uniti: la politica, gli affari (soprattutto multinazionali), i mass media, la CIA (servizi segreti), perfino la religione.

Generosamente sostenuti dalle fondazioni Ford, Carnegie, Rockfeller, così come i grandi trust
industriali d’importanza internazionale, come l’IBM, l’ITT, la Standard Oil del New Jersey (vale
a dire la Exxon), il C.f.r. esercita un’influenza predominante sul Governo degli Stati Uniti, sul
Congresso e sui due principali partiti politici: i Democratici e i Repubblicani. L’animatore del
C.f.r. è David Rockfeller, presidente della Chase Manhattan Bank. (3°)

Era l’anno 1919 quando l’Eastern Establishment decise di cambiare il proprio nome in Council
of Foreign Relations, poi ratificato e ufficializzato due anni più tardi. L’influenza determinante
che questo organismo ha avuto nella vita politica americana marchiò passo dopo passo l’elezione e soprattutto l’attività dei futuri presidenti degli Stati Uniti.

In particolar modo quest’organismo estrinsecava la propria influenza attraverso: a) i grandi trust dell’industria diventati poi le attuali multinazionali dell’economia globale; b) i mezzi di
comunicazione di massa (televisioni,cinema,radio) e successivamente attraverso le nuove
frontiere della rivoluzione informatica della rete w.e.b.; c) attraverso le numerosissime
fondazioni che elargivano capitali per il finanziamento delle attività culturali allo scopo di
determinare chi, fra i vari scrittori, giornalisti,scienziati,studiosi, medici, avvocati, e laureati in
genere, avesse diritto’ad una carriera brillante all’ombra della loggia’.

L’intera struttura di potere, dall’amministrazione centrale a Washington a quelle periferiche dei singoli stati americani, è controllata dall’establishment e da uomini vicini al C.f.r.

Il principale raggio d’azionè dei membri dell’organizzazione fondata ottant’anni or sono da
Morgan, resta comunque quello delle università, dalle quali dovranno uscire i professionistì
dell’economia e della finanza, i politici e gli amministratori, i giudici e gli avvocati del
Tribunale Supremo e dei distretti, i medici e i dottori che arriveranno – assieme a scienziati e
ricercatori dei settori più disparati – ai Nobel e alla celebrità internazionale.

Difficilmente è possibile fuoriuscire da questa logica che ha determinato l’attuale sistema di
rapporti di forza negli Stati Uniti.Se la Gran Bretagna avrà difatti nelle varie Fabian Society e
nei diversi Ruskin College i propri centri nevralgici mondialisti, allo stesso modo – ma in
maniera più spudorata – negli Stati Uniti si concretizzano una serie di istituzioni nate in funzione del dominio ebraico del paese.

“…è tra il 1910 e il 1927 che, nei dominions inglesi e negli USA, vengono fondati, nel quadro
di un rapido processo di espansione, alcuni Istituti per gli Affari Internazionali. Negli Usa
nascerà il CFR…che, ancora oggi, è tra le sedi più importanti dell’istituzionalità occulta
operante negli Stati Uniti, i quali hanno sostituito la Gran Bretagna nel ruolo di luogo geo-
politico e strategico del movimento mondialista.” (4°)

Il Council of Foreign Relations venne creato essenzialmente come emanazione della Round
Tablè di Cecil Rhodes, dalle cui fila saranno cooptati i primi dirigenti: W. Lippmann, Allen
Dulles, John Forster Dulles e Christian Herter. Lo statuto sarà depositato solamente nel 1921 e – escludendo la vocazione filantropica – la struttura si caratterizzerà come un’autentica università per i futuri dirigenti mondialisti.

L’influenza del Council’si sarebbe fatta sentire visibilmente solamente dopo il 1927 l’anno nel
quale i Rockfeller decisero di inserirsi nell’organizzazione che – de facto – diverrà un loro docile
strumento.

Furono proprio i magnati della Standard Oil che – nel 1919 – acquisteranno i locali della sede
sociale del Council’nell’Horald Pratt House 58 East 68 th Street a New York.

Tra gli affiliati al CFR – scrive Maurizio Lattanzio -ci saranno i finanzieri ebrei che avevano
contribuito alla fondazione del Federal Reserve System (la Banca d’emissione USA) e
tenacemente sostenuto l’intervento statunitense nella Grande Guerra, nonché finanziato la
rivoluzionè bolscevica. Si tratterà di banchieri ebrei quali Jacob Schiff, della Kuhn Loeb e Co.
; Averel Harrimann, della Brown Bros Harriman; Franck Vanderlip, della Natural City Bank;
Nelson Aldrich, Paul Warburg e Bernard Baruch. Chiarissima emerge la prevalenza ebraica
all’interno delle istituzioni mondialiste, nonché la coincidenza o sovrapposizione degli scopi
perseguiti dalla politica mondialista e dal messianismo giudaico.’’ (5°)

Utilizzando una strategia nota all’interno dei circoli della plutocrazia ebraica il C.f.r. rappresenta sicuramente il modus operandi della Plutocrazia sionista, la quale – non dimentichiamocelo –ha fatto proprie le strategie operative elaborate dall’Internazionale Ebraica nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion’, un documento sul quale occorrerà aprire – nei prossimi capitoli – una ben più ampia finestra, analizzandone contenuto, veridicità, assimilazione all’ebraicità dai quali essi derivano inequivocabilmente.

Infatti è riportato testualmente nel Protocollo n° 5: Noi siamo troppo potenti: il mondo intero
deve fare i conti con noi. I Governi non possono fare il più piccolo trattato senza il nostro
intervento segreto – Per me reges regunt’– I sovrani regnano per mezzo mio – Leggiamo nella Legge dei Profeti, che siamo prescelti da Dio per governare il mondo. Dio ci ha dato l’ingegno e la capacità di compiere questo lavoro, Se vi fosse un genio nel campo nemico, egli potrebbe forse ancora combatterci, ma un nuovo venuto non potrebbe competere con dei vecchi lottatori come noi, e il conflitto fra lui e noi assumerebbe un carattere tale che il mondo non ne avrebbe visto l’eguale. Ormai è troppo tardi per il loro Genoi. Tutte le ruote del meccanismo statale sono messe in moto da una forza che è nelle nostre mani: l’oro!’ (6°)

Straordinario il fatto che, malgrado questo documento sia sempre stato considerato come un falso , abilmente redatto dai servizi segreti della Russia zarista agli inizi del XX° secolo, l’ebraismo mondiale – nel suo insieme e senza defezioni – ne abbia attuato schematicamente e conformemente la prassi e le strategie.

Si deve altresì constatare come la potenza dell’oro che il sionismo riesce a sfruttare per i propri obbiettivi risulta – assieme alla calunnia e all’odio d’Israele – lo strumento con il quale
maggiormente il cosmopolitismo giudaico è riuscito a costruire il suo Governo Mondiale.

Senza l’alta finanza dei circoli ebraici di Washington e Londra non esisterebbe attualmente uno stato degli ebrei nella Palestina, così come senza il ricatto morale del cosiddetto olocausto’non assisteremmo alle genuflessioni dei politici di tutte le nazioni europee all’interno dei templi ebraici e delle sinagoghe.

Un documento d’eccezione che confermerebbe l’autenticità dei Protocolli sarebbe stato
rinvenuto da Sir John Radcliff il quale pagò con la vita la sua pubblicazione su Le
Contemporain’.

Il documento in questione appartiene ad un discorso-programma che il rabbino Reichhorn tenne a Praga nel 1880 nel grande raduno che i rabbini solenizzano ogni cento anni e che denominano come ‘Kaleb’.

Tale discorso – scrive Vermijon – fu ripetuto nella sinagoga di Simscrol da un rabbino, che per
questo ebbe un processo: esso inoltre perfettamente concorda con quello tenuto a Lemberg, in occasione del congresso della gioventù ebraica, pubblicato da giornale Bauernbùndler’di
Vienna (n° 133, del 1° Novembre 1912). Eccolo:

Sono diciotto secoli che i nostri sapienti lottano coraggiosamente con una perseveranza che nulla può infrangere contro la Croce, che ci ha rapito la potenza promessa da Abramo. Diciotto secoli appartennero ai nostri nemici, il secolo presente e i secoli da venire debbono essere nostri. è questa la decima volta che, lungo mille anni di lotta atroce ed incessante coi nostri nemici, si riuniscono in questo cemetero e presso la tomba del nostro gran maestro, santo rabbino Simeon Ben Jhuda, gli eletti di ogni generazione del popolo di Israele, per concertarsi sui mezzi di trar vantaggio per la causa nostra, dai grandi sbagli e dai grandi fatti che non cessano di commettere i nostri nemici, i cristiani.

Ogni volta il nuovo Sinedrio ha proclamato e predicato la lotta senza tregua contro questi nemici. Allorché saremo resi unici possessori di tutto l’oro della Terra, la vera potenza passerà nelle mani nostre, ed allora si compiranno le promesse fatte ad Abramo. L’agricoltura sarà sempre la ricchezza di ogni paese. Il possesso delle grandi proprietà terriere apporterà sempre in ogni epoca grandi onori e grande influenza ai loro titolari. Conviene quindi predisporre le cose in modo che i nostri fratelli in Israele possano fare importanti acquisti terrieri. è pertanto essenziale privare l’aristocrazia delle sue terre, a qualunque costo. L’aristocrazia, in quanto proprietaria costituisce sempre un pericolo per noi, poiché le sue rendite le assicurano l’indipendenza. Per raggiungere lo scopo, il modo migliore è quello di far aumentare le tasse e le imposte, provocare crisi di sovrapproduzione e tutti quegli altri mezzi che servono a mandare i prezzi dei terreni al livello più basso possibile. Gli aristocratici dei gentili (Goym), i quali, date le loro abitudini ereditarie, sono incapaci di accontentarsi di poco, andranno in rovina. … Ogni guerra, ogni rivoluzione, ogni scotimento politico-religioso avvicina il momento in cui raggiungeremo lo scopo al quale tendiamo. Tutti gli impieghi pubblici devono essere accessibili agli Israeliti, ed una volta che noi siamo diventati i titolari, noi sapremo, con l’ossequiosità e con la perspicacia che sono nostre doti, penetrare fino alle prime sorgenti della vera influenza e del vero potere. Ben inteso che qui solo si tratta di quegli impieghi ai quali vanno congiunti onori, potenza e privilegi: giacché, quanto a quelli che esigono sapere, fatiche e pene, possono e debbono esser lasciati ai cristiani….

Il popolo d’Israele deve dirigere la sua ambizione verso quell’alto grado di sapere, dal quale
sgorgano le considerazioni e gli onori, e uno dei mezzi più sicuri per giungervi è quello di avere
in pugno tutte le operazioni industriali, finanziarie e commerciali. Nella scelta di queste
speculazioni si userà grande prudenza e tatto, cose queste che sono la proprietà della nostra
attitudine atavica negli affari.'(7°)

Dunque per la plutocrazia ebraica elemento determinante risulta sostanzialmente l’accumulo di ricchezze tali da determinare e dirigere gli avvenimenti delle nazioni che occupa’e domina per il tramite dei suoi emissari. Tra questi i dirigenti del C.f.r. che determinano la politica estera degli Stati Uniti.

Jacques Bordiot a questo proposito è esplicito:

Per manipolare l’opinione pubblica il Council on Foreign Relations s’è assicurato delle
convivenze con numerose redazioni della stampa scritta o parlata: New York Times, New York
Herald Tribune, New York Evening News, Washington Post, Newsweek, Times, Life, Saturday
Review, Christian Science Monitor, Harper’s etc. e le stazioni della radio e della televisione:
ABC, NBC, RCA, Victor etc. Il Council on Foreign Relations non tarderà molto a voler ampliare
il proprio audience. A questo proposito: Nel 1938 con l’aiuto finanziario della Carnegie
Corporation di NEW York, il Council cominciò a creare dei comitati (Gruppi di Studio) affiliati
in qualche città americana. Ogni comitato era composta da quaranta membri o più, personalità
influenti nella propria professione o per la propria situazione sociale, rappresentanti d’affari,
della Giustizia, delle università e dei college, della stampa ecc.. Dopo il 1938 la Carnegie
Corporation di New York ha continuato ad assicurare i finanziamenti di questo programma di
comitati con delle sovvenzioni. Così come ha dichiarato lo stesso C.f.r.’ (8°)

La testimonianza inequivocabile di una struttura piramidale che cooptasse la crema’delle
istituzioni, puntando soprattutto sulle università e sul mondo imprenditoriale, rinnova l’acuta
scaltrezza dell’oligarchia di servirsi abilmente delle migliori energie convogliandole all’interno
di percorsi (…la carriera’…) interni ai condizionanti perimetri del Sistema stesso.

L’oligarchia dunque esercita una pressione enorme soprattutto laddove si formano i quadri
dirigenti della società statunitense, nelle università e nelle imprese, le quali appaiono
predispostè e funzionali a contribuire alla preparazione delle future classi dirigenti del paese.

Definito più volte come una scuola per uomini di Governo e capi di Stato’il C.f.r. raccoglie in
effetti il vertice dell’oligarchia mondialista anche attraverso l’ausilio di adeguati supporti o
satelliti come li definisce lo stesso Bordiot.

Oltre alla cooperazione con il Governo degli Stati Uniti – cooperazione che ricorda fortemente
una presa diretta – gli statuti del C.f.r. prevedono di creare delle nuove organizzazioni…

Il C.f.r. … attualmente riconosce una ventina di associazioni sulle quali esercita una manifesta influenza.’ (9°).
Tra le organizzazioni dipendenti e organiche alla struttura di potere del C.f.r. il Bordiot elenca
L’I.P.R. (Institute of Pacific Relations) fondato nel 1925 per studiare i problemi politici relativi
all’area del Pacifico, in particolar modo controllare e monitorare la politica estera dell’area
asiatica sviluppata da Gran Bretagna, Francia, Russia, Cina e successivamente anche quelle del Giappone, dell’India e del Pakistan.

L’I.p.r. ha manifestato evidenti tendenze comuniste così come dichiarò lo stesso Prof. Carroll Quigley, alto membro delle organizzazioni mondialiste e come si palesò dalla politica filo-cinese dell’Istituto.

Collegato al C.f.r. è inoltre il Foreign Policy Association (F.P.A), L’Associazione per la Politica
Estera, il quale a sua volta costituì dei World Affairs Councils (W.A.C.) Comitati d’Affari
Mondiali in tutte le città principali degli Stati Uniti. In particolar modo – come sottolinea Bordiot
– il Foreign Policy Association ha creato per gli studenti dal 1955 le cosiddette Great Decisions
(Grandi Decisioni) che comportano ogni anno un programma di studi e di dibattiti della durata di otto settimane nei quali si sviluppano gli alti problemi critici della politica estera concernente il popolo americano’.

Nel solo 1967 duecentocinquantamila allievi delle scuole secondarie vi parteciparono. Tra i membri che sono citati quali costituenti il direttivo dell’anno 1962 si trovano: Eustace Seligman (presidente), Walter H. Wheeler (vice), Jhon W. Nason (direttore generale) Gerard F. Beal (tesoriere), Emile E. Soubry (presidente del comitato esecutivo).

Tra i membri di questo comitato esecutivo sono inoltre menzionati: Banjamin J. Buttenwieser (della Kuhn Loeb and Co.), Joseph E. Johnson (della Carengie Endwment for International Peace), Harold F. Linder (vice-presidente della General Investors and Co.) A. William Loos (della Church Peace Union), Henry Siegbert (della banca Adolf Lewishon & Son).

Secondo autorevoli testimonianze alla fondazione del Foreign Policy Association – nel 1934 – avrebbero presieduto sia Felix Frankfurter che Paul Warburg entrambi già membri della Round Table.

Altro ente collegato al C.f.r. è il Businnes Advisory Council (B.A.C.) Comitato consultivo sugli
Affari, creato nell’estate del 1933 da Daniel C. Roper, ministro del commercio nell’epoca della
presidenza Roosevelt.

L’obbiettivo di Roper era quello di riunire in un unico ente i grandi uomini d’affari statunitensi
mettendoli de facto al servizio del Governo, sostenendo la politica del New Deal,, del nuovo
corso, avviata dal mezzo ebreo Roosevelt.

A capo di questo organismo venne nominato M. Sidney J. Weinberg, principale associato della
Goldman Sachs & Co. Dalla quale vennero ovviamente reclutati la maggioranza dei dirigenti.
Nell’estate 1961 il B.A.C. cambia il suo nome in Businnes Council mantenendo inalterate le
proprie attività.

Nel numero di gennaio 1970 la Dun’s Review scrive in effetti: Nei ranghi del Businnes Council
figurano 160 dei più potenti uomini d’affari della nazione. Più volte all’anno questi si riuniscono
con personalità del Governo vicino a The Homestead (Hotel de Virginie) nei pressi di
Washington, per discutere di questioni economiche (9°)

Tra i nominativi che Bordiot cita ai vertici del Businnes Council ricordiamo: Winthrop W.
Aldrich (Cfr) della Chase Manhattan Bank; William M. Allen (direttore generale della Boeign
Aeroplane Co.e amministratore della Pacific National Bank dio Seattle); Henry Alexander
(C.f.r.) del Morgan Guaranty Trust; Robert Anderson (C.f.r.) della Federal Reserve Bank di
Dallas; S. Clark Beise direttore generale della Bank of America; Roger M. Blough (C.f.r.) dell’
U.S. Steel; Harold Boeschenstein (C.f.r.) direttore generale della Owens-Corning Fiberglass
Corp.; il generale Lucius D. Clay (C..f.r.) della Lehman Brother’s; Ralph J. Cordiner della
General Electric and Co.; Charles D. Dickey presidente esecutivo e amministratore del Morgan
Guaranty Trust; Douglas Dillon (C.f.r.) della Dillon Reand & Co. Bank; Henry Ford II° direttore
generale della Ford Motor Co.; William C. Foster (C.f.r.) dell’U.S. Arm Control &
Disarmament Agency; Averell Harriman (C.f.r.); Paul G. Hoffman (C.f.r.); Frederick Kappel
presidente dell’American Telephone and Telegraph Co.; Augustus C. Long della Texaco Inc. e
molti altri.

In pratica abbiamo un breve spaccato sicuramente rappresentativo del dominio sionista sulle
principali organizzazioni mondialiste statunitense.

Tra gli altri satellitì del C.f.r. il Bordiot inoltre ricorda il Committee for Eeconomic
Development (C.E.D.) IL Comitato per lo Sviluppo Economico; l’Advertising Council
(Comitato della Pubblicità) fondato da tre esponenti della Fondazione Rockfeller nel 1941;
l’American Civil Liberties Union (A.C.L.U.); l’American’s for Democratic Action (A.D.A.)
dichiaratamente pro-comunista; L’Institute for American Democracy creato nel 1966 da
Franklin H. Little del Wesleyan College d’Iowa.

Ovviamente un così preponderante schieramento di istituzioni semi-pubbliche, o discretamente occultè, assieme ad un’analoga disposizione di mezzi finanziari e economici, determina una pressochè totale interferenza all’interno della vita politica degli Stati Uniti.

Il Cfr controlla stabilmente il Congresso e la vita politica americana e, unitamente all’omologa
Trilateral Commission ne determina decisioni e veicola le scelte specie quelle di politica
economica e di politica estera.

Tra i membri influenti della Trilateral Commission che hanno stabilmente nelle proprie mani il
destino della più importante democrazia del globo si ricordano: Allen W. Dulles, Paul Warburg,
Walter Lippman, Philip C. Jessup, David Rockfeller, Averel Harriman, Adlai Stevenson,
Michael Blumenthal, Zbigniew Brzezinski, Paul A. Volcker, Henry Kissinger, Douglas Dillon,
George Bush.

Affiliati ai due club mondialistì sono stati praticamente tutti i presidenti degli Stati Uniti da
Ford a Bush junior (escluso Reagan comunque marcato a vista’in ogni suo passo dai suoi vicè
Schultz e Bush padre.

Tra i politici noti che sono affiliati alla Trilateral si ricordano Walter Mondale, Cyrus Vance,
Robert Roosa, Irving Shapiro del partito democratico – che entrarono nei ranghi
dell’amministrazione ai tempi della presidenza Carter.

In seno alla galassia del B’nai B’rith (la potentissima massoneria ebraica ndr) vennero reclutati
un segretario alla Difesa, Harold Brown, affiliato alla Trilaterale, un segretario al Tesoro (…
che si sa, gli ebrei al Tesoro e alle Finanze ci stanno’sempre bene… come il cavolo a merenda)
Werner Michael Blumenthal e un responsabile al Dipartimento dell’Energia e delle Risorse come James Schlesinger (convertito al luteranesimo) così come un responsabile per il direttivo
incaricato di elaborare la politica interna e poi consigliere speciale Robert Lipschutz, presidente della Loggia del B’nai B’rith della capitale della Georgia. Nel 1978 Jimmy Carter chiama accanto a sé un nuovo consigliere, Edward Sanders, che lascerà la presidenza dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC) un organismo controllato dal B’nai B’rith, per diventare ufficialmente il consigliere del Presidente.’ (10°).

Dalla copertina di The New Age Magazinè n° 4 dell’aprile 1988 si può rilevare l’estrema
vicinanza’dell’establishment sionista all’amministrazione Reagan, in una foto che mostra il
vaccaro’di Holiwood assieme al Sovrano Gran Commendatore del Consiglio Supremo
Massonico, Fred Kleinknecht (dell’Anziano Consiglio Supremo del Rito Scozzese Accettato)
Gran Maestro della Giurisdizione Meridionale.

Ma dalle prime pagine della rivista massonica The New Age Magazinè e dall’omologa
Scottish Ritè è anche possibile individuarè alcuni dei rappresentanti del popolo’eletti al
Senato degli Stati Uniti e affiliati alla Massoneria: James C. Wright, Bob Dole, Alan K.
Simpson, William Donald Schaefer, Jesse Heims fieri di farsi fotografare con il loro grado
massonico visibile.

Abbiamo avuto occasione in altra sezione del 1° Volume della presente opera del ruolo e delle
strutture della Loggia Massonica esclusivista ebraica chiamata B’nai B’rith.

Riprendiamo momentaneamente l’argomento fornendo ulteriori notizie dal volume del Virebeau.
E’ scritto: Alla testa del B’nai B’rith si trova Seymour D. Reich, il presidente mondiale, che ha
fatto parlare di sé nel 1989, quando si recò a Mosca per concludere un patto con i sovietici
(vedere l’articolo Una Loggia a Mosca’). Associato al gabinetto Dreyer and Traub’, è stato un
grande avvocato d’affari newyorchese e allo stesso tempo uno dei membri del comitato esecutivo dell’Anti-Defamation League

E’ succeduto a Morris B. Abram, presidente mondiale dal 1987 al 1989….Il fratello Seymour D.
Reich ha come secondo alla direzione dell’organizzazionemondiale del B’nai B’rith, Thomas
Neumann, vice-presidente…Alla presidenza del B’nai B’rith Hillel Foundation, incaricato della
sorveglianza dei collèges, delle università e dei campus, siede David Bittker, assistito da Richard M. Joèl, direttore.

La B’nai B’rith Youth Organization, in particolare è incaricato della gioventù (non studentesca) è diretto da Edward Yalowitz e Sidney Clearfield (ex Klarsfeld) direttore dei servizi. La filiale specializzata nella lotta contro il nazionalismo dei popoli,assimilato al razzismo e all’anti-semitismo, l’Anti-Defamation Leaugue, creata nel 1913 è diretta da Abraham H. Foxman, un magistrato d’origine polacca… Kenneth L. Bloom, preside il Carrer and Counseling Services, un’altra branca importante del B’nai B’rith….Le donne iniziate all’Ordine sono affilate nel B’nai B’rith Women creato specificamente per loro nel 1897….Infine, un altro personaggio noto come amico’, se non direttamente affiliato al B’nai B’rith merita una menzione particolare: Ed. Levy Jr.assieme al suo vice Thomas A. Dine, incaricato dell’esecutivo , in qualità di direttore. Levy Jr. presiede l’American Israel Public Affairs Committee, che tiene i fili di 790 lobbies registrate negli Stati Uniti.’ (11°)

Appare normale quindi che il progetto del Governo Mondiale – volgarizzato da Bush con il
nome di Nuovo Ordine Mondiale – che la Plutocrazia Sionista vorrebbe imporre sia affidato a
questa serie di istituzioni occulte le quali, storicamente, hanno il potere e l’influenza di
determinare i principali avvenimenti della politica americana.

Duecento società controllano realmente l’intera economia americana. Il problema di chi governa realmente gli USA deriva proprio dall’esistenza di queste duecento società’scrivevano gli ebrei Mintz e Cohen in un volume, quasi introvabile, pubblicato trent’anni or sono (12°).

Controllando la politica e l’economia degli Stati Uniti queste duecento famiglie de facto
controllano anche la politica e l’economia mondiale che alla superpotenza a stelle e strisce sono collegate a doppio filo.

Per esercitare un maggior controllo l’Internazionale Mondialista ha creato la Commissione
Trilaterale nella quale hanno un ruolo predominante politici, economisti, uomini d’affari e
plutocrati dell’Unione Europea e del Giappone assieme ovviamente ai loro colleghì americani.

Nell’organigramma della Commissione Trilaterale pubblicato dalla S.e.b. nel marzo 1993 (13°) e datato di una decina di anni figurano nell’esecutivo della Trilateral: Otto Graf Lanbsdorff
(presidente europeo), Paul A. Volcker (presidente nord-americano), Akio Morita (presidente
giapponese); sotto di loro in veste di presidenti dei deputati delle tre aree geo-economiche
interessate (Nord America, Europa Giappone) troviamo Garret Fitzgerald (Europa), Allan E.
Gotlieb (Nord America) e Yoshio Okawara (Giappone).

Presidente ad honorem è l’ideatore della Trilateral, David Rockfeller, mentre i tre direttori per
areè spnp Paul Revay (Europa), Charles B. Heck (Nord America) e Tadshi Yamamoto
(Giappone).

Avendo preso in considerazione in altra sezione i membri statunitensi (o almeno una parte di
essi) e quelli italiani (si veda il capitolo dedicato alla plutocrazia sionista in Italia) diamo un
breve sguardo ai politici dell’Unione Europea notì anche al pubblico italiano (…o comunque
agli addetti ai lavorì…): Raymond Barre (ex premier francese), Willy De Clerq (ex vice-
presidente della Comunità Europea), Justin Keating (leader laburista irlandese), Thierry de
Montbrial (direttore dell’Istituto per le Relazioni Internazionali di Parigi), David Owen (leader
social-democratico britannico), Simone Veil (ex presidente del parlamento europeo), Karston
Voigt (portavoce dell’Spd tedesca), Jorge Braga de Macedo (ex ministro delle Finanze
portoghese), Johan Jorgen Holst (ex ministro della difesa norvegese), Gerhard Stoltenberg (ex
ministro della difesa tedesco). Tra gli affiliati della Commissione Trilaterale successivamente si
trovano: Jacques Chirac, Jacques Delors, Alain Cotta, Roland Dumas, Valery Giscard d’Estaing,
Julian Bullard oltre agli italiani Mario Monti, Renato Ruggiero e Romano Prdoi tutti presenti con
autorevoli ruoli di primissimo piano nella vita politica europea.

Al lato’della Commissione Trilaterale si trova il Bildeberg Group, che rappresenta il potere
mondialista in seno agli stati che appartengono all’Alleanza Atlantica (quindi Stati Uniti,
Canada, Europa Occidentale e Turchia).

Apparterrebbero al Bildeberg l’attuale premier austriaco Franz Vranitzky, il leader regionalista’e pseudo-populista della Catalunja, Jordi Pujol, (… dal quale è andato a scuola’fra i tanti anche il celtico’Umberto Bossi…) e Manfred Worner ex
segretario generale della NATO.

Come ha scritto all’introduzione del suo volume Jacques Bordiot: ..non sostengo qui una tesi a
priori. Al contrario mia intenzione è di presentare l’essenziale d’una documentazione che attinge a numerose fonti autorizzate, francesi e straniere, che permette di comprendere come sia arrivato alla sconvolgente conclusione: Un piccolo numero d’iniziati appartenente alla più alta finanza internazionale, persegue attualmente il vecchio sogno messianico d’un impero universale sotto l’autorità di una oligarchia apolide. (14°)

E se sostituite la parola apolide con cosmopolita avrete sicuramente a che fare con l’elemento
ebraico.

Una delle conquiste prescelte dalla plutocrazia ebraica sono i mass media (alla quale
dedicheremo un capitolo a parte nel terzo volume in preparazione della presente opera) fra i quali spiccano i quotidiani e le televisioni.

Leggiamo a proposito dal Correio do Povo’di Porto Alegre del 7 ottobre 1993 che il Jornal do
Brasil venne acquistato’dalla Morgan Guaranty Trust britannica’della quale il Boletim-
EP/’Escarecimento ao Pais? N° 10 scrive: Secondo il libro A implosào da Mentira do Seculo’
dell’editrice Revisào’, pagine da 102 a 196: Gruppo giudaico Morgan che, nel 1929 figurava
nella amministrazione di almeno 2450 società, il cui capitale ammontava a 74 bilhòes di dollari,
approssimativamente un terzo di tutto il capitale esistente negli Stati Uniti(nel 1929).'(15°)

Tra le società controllate dal trust dei Morgan figuravano nel 1938 le seguenti società: Morgan & Co. Inc. di N.York; Morgan Stanley and Co.; Drexel and Co.; Morgan Greenfell & Co.; Bankers Trust; Guaranty Trust; New York Trust; The First National Bank of New York; General Electric Co.; United State Steel Corporation; General Motors Corporation; Western Union per citare le p rincipali.

La società globale che i sostenitori dell’One World vorrebbero creare si muove essenzialmente
attraverso le direttive dei grandi trust industriali e dei gruppi quali il Morgan Guaranty, i quali
vanno affermando una concezione di pensiero neo-liberista che – delle dinamiche del capitalismo globale – intendono essere strateghi, pianificatori e costruttori.

In questa assoluta orgia del capitalismo, in un Mondo Globale dove le multinazionali avranno
potere assoluto di vita e morte per intere nazioni si inseriscono anche i fautori di una linea soft’ tendente a ridimensionare il turbo-capitalismo’per somministrare a piccole dosi le identiche ricette neo-liberiste.

E’ questo il caso di un plutocrate quale George Soros, ebreo di origini ungheresi, il quale – da
alcuni anni, dopo essere stato il principale speculatore nelle crisi economiche che hanno
investito l’Italia, la Russia e i paesi dell’Est (principalmente Russia e Yugoslavia) oltre alla
Malesia e all’Indonesia, si è lanciato in un’operazione di revisionè delle tesi ultra-liberiste
dichiarando: Oggi il sistema capitalistico globale si trova ancora vicino all’apice della sua
potenza. è certamente esposto ai danni provocati dalla crisi globale in atto, ma la sua
supremazia ideologica non conosce confini. La crisi asiatica ha spazzato via i regimi autocratici
in cui il profitto personale si sposava con l’etica confuciana, sostituendoli con governi più
democratici e riformatori. Ma la crisi ha anche compromesso la capacità delle autorità finanziarie mondiali di scongiurare e risolvere le crisi finanziarie… Vorrei chiarire che non intendo abolire il capitalismo. Nonostante tutti i suoi inconvenienti, è migliore delle sue alternative. Mi propongo invece di impedire al sistema capitalista globale di auto-distruggersi…. Il sistema capitalistico globale è una forma distorta di società aperta… Attualmente vi è uno spaventoso squilibrio fra i processi decisionali individuali, espressi dai mercati, e i processi decisionali collettivi, espressi dalla politica. Abbiamo cioè un’economia globale senza una società globale. La situazione è insostenibile…’ (16°)

Da che pulpito arriva la predica, verrebbe da obbiettare… Ma come sappiamo bene il Potere
Occulto nelle sue molte varianti riesce ad esprimere perfino i movimenti di opposizione per
controllarlì meglio… si pensi ai cosiddetti No Global’.

Il movimento di tipo anarcoide e neo-giacobino degli anti-globalizzatori appare infatti,
nelle sue varianti cromatiche (dalle tute bianche al blocco nero, dai rossi ai verdi), un’emanazione indiretta dell’oligarchia che ne controlla e determina le scelte attraverso insospettabili finanziatori occulti , tra i quali spiccano i fratelli Goldsmith, così come riportava Solidarietà’, bollettino del Movimento Internazionale per i Diritti Civili, che appartiene all’omonima organizzazione, cellula italiana collegata all’economista statunitense Lyndon La Rouche.

Tra i guru del movimento No Global – si poteva leggere – spicca Edward Goldsmith, fondatore
della principale rivista ecologista europea, The Ecologist’, e autore di una quindicina di libri
ambientalisti. Edward detto Teddy, ha doppia cittadinanza, inglese e francese, ed è anche il
principale erede di suo fratello sir James Goldsmith, detto Jimmy, anche noto come il
miliardario verdè. I fratelli Goldsmith sono ben collegati con i vertici della finanza di Wall
Street (la madre della globalizzazione) e non solo grazie alle loro fortune personali…. Teddy
partecipa anche di persona alle manifestazione del movimento, come fece in occasione del
vertice dell’aprile 2000 di FMI/Banca Mondiale a Washington.'(17°)

Indipendentemente da questo dato’, riteniamo di aver aperto un varco per future analisi interne alla plutocrazia mondialista e alle sue strategie di globalizzazione … almeno speriamo’che servirà a qualcuno.

*************************

NOTE AL 18° CAPITOLO –

1° – Arthur Hertzberg – Gli Ebrei in America – Storia, cultura e società’ediz. Bompianì
Milano 1993

2° – Maurizio Blondet – Gli Adelphi della Dissoluzione – Strategie culturali del Potere
iniziatico’– Milano 1994

3° – Georges Virebeau – …Mais qui gouverne l’Amerique?’– ediz. Publications Henry
Coston’– Paris (Francia) 1991

4° – Maurizio Lattanzio – Stato e Sistema’ediz. Ar’Padova 1987

5° -Maurizio Lattanzio ibidem

6° – L’Internazionale Ebraica – I Protocolli dei Savi Anziani di Sion’– Ediz. La Vita Italiana’–
Roma 1938.

7° – Vermijon – Le Forze Occulte che manovrano il mondo’ediz. sconosciute – Roma 1944

8° – Jacques Bordiot – Une Main cachee dirige – Le Systeme du Mondialisme edi. Du Trident’
– Paris (France) 1992

9°– Jacques Bordiot – ibidem

10° – Georges Virebeau – …Mais qui Gouverne l’Amerique?’ediz. Nouvellè – Chatillon sous
Bagneux (Francia) 1995

11° – Georges Virebeau – ibidem

12° – M. Mintz/ J.S. Cohen – America Inc.’editori Riuniti – Roma 1973

13° – AA.VV. – I Burattinai – L’Elenco dei membri della Trilaterale e del Bildeberg, partiti
mondialistì – Ediz. Barbarossa’– Milano 1993

14° – Jacques Bordiot- Une Main cachee dirige – Le System du Mondialismè ediz. du Trident’
– Paris (France) 1992

15° – Boletim – Ep – Esclarecimento ao Pais – n° 10 – Ottobre 1993

16° – George Soros – La Crisi del Capitalismo Globalè Ediz. Ponte alle Grazie – Milano 1999

17° – Articolo No Global la Grande Strumentalizzazione apparso su Solidarietà’bollettino del
Movimento Internazionale per i Diritti Civili – Anno IX° Numero 4 – Dicembre 2001

IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO

di Dagoberto Huseyn Bellucci

Redatto in Modena, 11 maggio 2002

A CURA TerraSantaLibera-HolyLandFree

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GOVERNO MONDIALE EBRAICO

IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO – CAPITOLO 17° LA GRAN BRETAGNA GIUDAICA – FINANZA E AFFARI ALL’OMBRA DELLA CITY’

26 Dic

CAPITOLO 17°

LA GRAN BRETAGNA GIUDAICA – FINANZA E AFFARI ALL’OMBRA DELLA CITY’

Una delle costanti che appare nella sua evidenza a chiunque, storico o economista, politico o
studioso, voglia analizzare la vita economica britannica è l’assoluta dittatura esercitata sui
circoli dell’alta finanza londinese da un esiguo numero di banchieri e finanzieri di origini
israelite, collegati da rami familiari che si perdono nella storia d’Europa e si avvicinano ai loro
correligionari d’oltreoceano.

Difatti se l’America appare il prodotto ultimo meglio finito dell’ibrida congiunzione a nozze
dell’etica mercantile protestante con l’usurocrazia plutocratica ebraica non bisogna dimenticarci che la Gran Bretagna ha rappresentato il principale supporto alle strategie di dominio planetario della Plutocrazia Sionista.

La pressione esercitata dai grandi potentati economici e dalle banche ebraiche è la costante degli ultimi quattro secoli, da quando il protestante Cromwell sottomise l’isola oltremanica aprendo le porte alle turbe d’israeliti provenienti dalla vicina Olanda e dalle altre nazioni dell’Europa Occidentale.

Attualmente la Gran Bretagna – ridotta la sua sfera d’influenza sul piano militare e strategico al mero controllo a distanza’del continente – utilizza proprio la sua influente casta finanziaria
ebraica per intervenire direttamente sui principali mercati del pianeta.

Alcuni dati: il commercio delle esportazioni è dominato e finanziato dalle seguenti banche
sioniste: Hambros Bank, la Baring Brother’s, la Kleenworth, il potente gruppo Rothschild e la
onnipresente Lazard Brother’s. La City’londinese controlla da sola praticamente il 70% del
mercato mondiale dell’oro grazie ai buoni uffici che i suoi esperti brooker’s hanno ereditato
dall’esperienza della Round Table Organization creata ad inizi secolo da Cecil Rhodes (1°)

Cecil Rhodes, fondatore della società, era un mercante d’assalto’che riuscì ad ottenere il
monopolio dello sfruttamento delle miniere d’oro e di diamanti del SudAfrica. Egli utilizzò le
sue immense fortune personali per realizzare un disegno che, situandosi all’interno delle
coordinate espansionistiche dell’imperialismo inglese, ottenne l’appoggio dell’assetto di potere
economico-finanziario operante in Inghilterra, allora paese-guida del capitalismo internazionale.’ (2°)

Nel mercato dell’oro e dei diamanti sono soltanto sei le compagnie che hanno in gestione
l’appalto delle transazioni e, queste rispondono ai nomi di Samuel Montagu, Mocatt Goldsmith,
Pixley and Abel, Shaps and Wilkins, Johnson Matthey e naturalmente i Rothschild.

Tutti ovviamente in mano ai sionisti che de facto occupano i posti chiave dell’economia
britannica da oltre due secoli.

Non si sbagliava pertanto M. Wirsing quando scriveva: i banchieri sono i reali dominatori dell’Inghilterra’. Soltanto’che non sottolineava il dato razziale…. perché si sa, la razza’è importante…

Al vertice della colossale piramide affaristica del capitalismo britannico ritroviamo alcuni dei
principali banchieri già incontrati nei precedenti capitoli presenti con la loro influenza a livello
internazionale.

Necessario segnalare come la Banca d’Inghilterra e le Big Fivè (le Cinque Grandi Banche) del
capitalismo britannico siano sotto direzione giudaica.

La Westminster Bank venne fondata nel 1836 dall’economista James William Gilbert e da
Samuel Jones Lloyd (futuro lord Overstone) assieme ai loro consanguinei ebrei Walter Leaf e
David Salomon quest’ultimo amministratore della banca, deputato al parlamento e primo sindaco israelita della capitale Londra.

Le altre quattro banche sono la National Provincial Bank’, la Lloyd Bank’, la Barclays Bank’
e la Midland Bank’tutte dirette da elementi della plutocrazia ebraica.

Altrettanto predominio evidentemente lo ritroviamo nelle principali compagnie petrolifere,
autentiche teste d’ariete dell’espansione britannica verso Oriente.

La principale di queste la Shell’venne fondata dall’israelita Marcus Samuel in aperta
concorrenza – per i mercati dell’estremo oriente (Cina e Giappone) – con Rockfeller il quale,
come abbiamo visto, non badava a colpi bassi.

Ma Marcus non era meno abile e astuto del suo potente correligionario d’oltre-atlantico. Per
combattere la battaglia economica contro la Standard Oil, la Shell fece costruire una flotta
mercantile composta da navi-cisterna che potevano trasportare merci dai paesi dove la
compagnia intendeva operare. In questo modo oltre al petrolio arrivarono in Gran Bretagna una serie di spezie, alimenti, thè, bevande esotiche, minerali e quant’altro di valore si poteva
trafugare sfruttando la popolazione autoctona.

I discendenti di Marcus Samuel e quelli del fratello e socio, Samuel Samuel, diressero per anni
la Banca Samuel and Company Ltd., direttamente associata alla Shell.

Il terzo visconte di Bearsted, Marcus Richard Samuel, per anni è stato il presidente della banca di famiglia diventando, allo stesso tempo, dirigente di punta della Alliance Assurance Company’ (feudo della famiglia Rothschild) e della Perham Investments Trust cos’come presidente della Anglo-Jewish Association, importante organizzazione sionista britannica sostenitrice della creazione di uno stato sionista in Palestina e impegnata attivamente con finanziamenti e progetti alla realizzazione dell’Heretz Israel biblico.

Per contro Peter Montefiore Samuel rappresentava la famiglia al Consiglio della Shell e divenne amministratore della British Field Products e della Mayborn Products oltre a amministrare il Jewish Orphanage.

Fino alla sua nazionalizzazione la Banca d’Inghilterra era amministrata da un consiglio composto da 24 membri, eletto per accordi interni alle grandi famiglie dell’oligarchia finanziaria.

Normalmente i principali dirigenti della Banca di Stato britannica uscivano dalle seguenti
famiglie della casta’plutocratica: i Baring, i Grenfeeld, gli Schroeder, i Rothschild, gli
Hambro, i Lazard, i Samuel.

La Banca Lazard-Brothers era la filiale londinese poi resasi autonoma della francese Lazard
Frerès’, e partecipava alla gestione del trust industriale petrolifero anglo-olandese Shell-Royal
Dutch.

La Hambro’s Bank era associata invece con il gruppo bancario degli Schneider, la Baring Bank
ai Rothschild francesi, la Banca Saemy Japhet and Company dal canto suo – fondata
dall’israelita Japhet – era membro del consiglio dell’oligarchia così come la Warburg della
potentissima famiglia di israeliti provenienti dall’Europa centrale e stazionati in Italia nel XIII°
secolo.

Per anni direttore della Warburg Bank fu l’israelita Sigmund George Warburg l’ultimo rampollo
del ramo britannico della potente famiglia.

La Banca Rothschild sin dall’epoca del primo ministro ebreo Benjamin Disraeli rappresentò la
banca della Casa Reale britannica e sosteneva tutte le operazioni finanziarie atte alla strategia di conquista imperiale, specie durante il periodo vittoriano.
è

E’ sintomatico rilevare come i baroni Rothschild contraessero matrimoni unitamente con ragazze di sangue ebraica mentre le loro sorelle si univano ai membri dell’alta aristocrazia europea.

La religione mosaica non si opponeva a questa commistione di sangue poiché – malgrado il
rigido razzismo talmudico – da madre ebrea nascerà comunque un individuo ritenuto, sotto tutti i punti di vista, ebreo.

Indipendentemente dalla religione del padre per l’antica legge mosaica chiunque nasceva da
madre ebrea restava impresso del marchio giudaico’.

Werner Sombart – scrive Batault – ha l’inestimabile merito d’aver dimostrato in termini di
rigore scientifico come la religione dei Giudei presenti con le sue tendenze egemoniche i
caratteri di un’autentica filosofia, di un’etica e di una metafisica del capitalismo. Sombart insiste sull’importanza delle credenze religiose in rapporto alle concezioni economiche dei
popoli….’

L’intero sistema religioso (del Giudaismo ndr) è fondato su di un contratto tra Jahvè e
il suo popolo eletto: un contratto con tutti gli obblighi conseguenti dai rapporti contrattuali. Dio
promette qualcosa e dà qualcosa e in cambio di questo qualcosa i Giudei gli devono una
prestazione.'(3°)

Tra le caratteristiche che maggiormente sono rimarcate nel rapporto strettissimo tra puritanesimo e giudaismo, crediamo qui utile, a conclusione del nostro brevissimo excursus relativo all’influenza ebraica nella Gran Bretagna (altre notizie le daremo nel prossimo capitolo anche in relazione alle banche britanniche), rimarcare l’intransigenza fanatica che accomuna entrambe le due visioni del mondo, intrise di messianismo e di escatologie bibliche.

I protestanti si considerano infatti la tredicesima tribù scomparsa d’Israele, e come tali si sentono rivestiti di una particolare missione escatologica: sostenere gli ebrei nella loro azione di dissoluzione dell’ordine tradizionale.

Padre del puritanesimo è l’intransigente discepolo di Calvino, lo scozzese John Knox. La
dottrina risulterà comunque integrata da elementi attinti agli anabattisti d’Olanda:

Puritani,separatisti,brownisti, indipendentisti, ranters, quaccheri, tutti sedettero alla mensa
servita dagli anabattisti un po’qua un po’là. I più voraci furono i discepoli di Robert Browne
chiamati in seguito indipendentisti o congregazionisti. Alla setta degli indipendentisti si ricollega Cromwell, il capo e l’eroe della rivoluzione d’Inghilterra, la più perfetta incarnazione umana del puritanesimo.

I puritani erano dei fanatici giudaizzanti, si attenevano alle dottrine e pratiche dell’Antico Testamento, divenuto per loro la fonte unica della vita religiosa, civile e politica, come scrive Macaulay: Battezzavano i figli con i nomi dei patriarchi e dei guerrieri ebrei.

Trasformarono la festa settimanale che la Chiesa ha consacrato al ricordo della resurrezione del Salvatore in un Sabbath ebraico. Ricercarono principi della giurisprudenza nella legge mosaica e precetti per guidare la loro vita ordinaria nei libri dei Giudici e dei Re. Gli abiti, il portamento, il linguaggio, gli studi, i divertimenti di questa rigida setta furono regolati secondo canoni simili a quelli dei farisei.’ (4°)

Non è quindi un caso'(…il caso non esiste…) che la Gran Bretagna sia la più influente nazione
protestante dell’intero pianeta, retta da una monarchia che assieme rappresenta il potere
temporale e quello spirituale e unisce i tratti del fondamentalismo biblico sotto le insegne
dell’Union Jack a quelli del messianismo giudaico delle tredici tribù disperse.

Allo stesso modo non appare casuale la determinata volontà distruttrice della Gran Bretagna sin dall’epoca della costruzione dell’impero marittimo che si sarebbe andato espandendosi in epoca vittoriana.

La tenacia con la quale la Gran Bretagna scatenerà la 2° Guerra Mondiale contro il Terzo Reich
Nazional-Socialista sarà dettat essenzialmente dalle centrali sioniste che dominavano la city’
londinese.

Io mi sono sforzato di agire – fin dall’inizio dio questa guerra – come se Churchill fosse capace
di comprendere questa grande politica. In realtà era capace di comprenderla solo nei momenti di lucidità. Da troppo tempo ormai era legato agli ebrei. Risparmiando gli inglesi, intendevo non creare fratture irreparabili ad Occidentè dichiarerà Adolf Hitler sempre convinto dell’inutilità di un conflitto con i britannici con i quali non aveva alcun contenzioso diretto sul continente europeo. (5°)

Naturalmente che la politica e l’economia britannica fossero nelle mani dei sionisti questo era un dato che non era certo passato inosservato a Giovanni Preziosi che nella sua rivista ‘a Vita
Italiana’poteva così scrivere: Il primo, il più ovvio degli elementi – scrive Belloc – contendenti
che producono attualmente il caos nella politica estera, è il grado di comando che gli ebrei hanno ottenuto ora sugli affari inglesi. Questo grado è, come si sa, molto elevato. Non esiste un’altra nazione – giacchè non possiamo più chiamare ciò che è rimasto della Russia centrale una nazione – in cui il potere ebraico sia diventato così formidabile. L’eccesso di potere ha
raggiunto tale un limite, da costringere anche i più timidi ed ipocriti ad alzare la voce e, per la
prima volta durante il tempo di tre generazioni, qualche avviso sulla verità dell’opera ebraica e
del suo potere è stato pubblicato sulla stampa ufficiale. I grandi giornali quotidiani che solo dieci anni fa non avrebbero osato stampare la parola ebreo’, parlano ora del pericolo ebraico, benchè sia vero che essi accentuino troppo il pericolo fuori del paese invece di occuparsene
sufficientemente nel paese stesso. I principali ebdomadari, specialmente The Spectator, si sono messi anche a criticare l’ebraismo. E questo sentimento è diventato così formidabile da produrre miracoli perfino in quella stampa per le classi medie, la quale nell’epoca vittoriana avrebbe potuto soltanto sussurrare con timore e privatamente intorno alla clique governativa. Il potere ebraico sugli affari dell’Inghilterra, e specialmente la preponderanza ebrea nell’attuale guazzabuglio della nostra politica estera, è soprattutto il prodotto del modo con cui per tanto tempo fu trattata in questo paese la questione ebraica. Il rito e la convenzione di ignorare la nazionalità ebraica è proprio la maniera per far accrescere il potere di essa, giacchè il permanente metodo di azione usato da questo popolo in tutto il mondo è il metodo del segreto…La simpatia degli inglesi verso gli ebrei non era dunque una simpatia positiva fra la religione nazionale inglese (anglicanismo) e la religione nazionale ebrea, essa era una simpatia negativa, nata dal contegno comune contro un avversario comune, cioè la Chiesa Cattolica.’ (6°)

Gran Bretagna e capitali ebraici sono un binomio che ha retto all’usura del tempo e alle ideologie del XX° secolo, anche e soprattutto per il semplice comune obbiettivo che unisce i britannici ai sionisti: l’odio verso la religione cattolica da un lato e il razzismo biologico verso tutto il resto dell’umanità.

Un’odio atavico che vedrà l’alta finanza plutocratica giudaica accorrere ad ingrossare le fila –
attraverso i mass media controllati da membri dell’oligarchia – nella campagna di odio anti-
germanico che caratterizzò i mesi immediatamente precedenti lo scoppio del secondo conflitto
mondiale.

La Guerra Ebraica contro la Germania verrà condotta in maniera furibonda attraverso una
capillare campagna di menzogne che – alla fine del conflitto – avrebbe innalzato sugli altari della storia la più grande menzogna mai sparata prima di allora: l’olocausto dei sei milioni di ebrei gasatì o crematì nei campi di sterminio nazisti, una fandonia che è servita a soggiogare e a mettere in ginocchio l’intera Europa e con lei l’umanità. (7°)

La Guerra dei britannicì contro Adolf Hitler, era in realtà la guerra dell’alta finanza ebraica di
Londra e poi di Washington contro una Germania che – sotto le bandiere del Nazional-
Socialismo – aveva faticosamente riconquistato il suo diritto naturale e ritrovato il suo ruolo di
guida del continente europeo.

Una simile prospettiva, un’Europa a guida nazional-socialista, ovviamente determinò la reazione dei grandi strozzini e dell’usurocrazia imperante a Londra.

La cricca ebraica alla guida della perfida Albionè preparò scientificamente e programmò con
lungo anticipo lo scatenamento della seconda guerra mondiale che un’infame verdetto del
cosiddetto processo di Norimberga’rovesciò unicamente sul popolo tedesco e sui suoi dirigenti
(8°)

Scriveva ancora Giovanni Preziosi, il massimo studioso della questione ebraica nel nostro paese: Hore Belisha, l’agitato ministro ebreo della guerra ebrea’scatenata dall’Inghilterra è, assieme a Churchill e ad Eden, il maggiore sostenitore della guerra fino in fondo’; perché in essa vede la vendetta di Israele. Il discorso più intransigente infatti è stato pronunciato alla Radio il 21 ottobre dall’ebreo Ministro della Guerra britannico Hore Belisha per affermare che, la guerra deve essere condotta inesorabilmente, fino in fondo, e non devono essere ammesse proposte di pace. Egli – il giudeo – ha parlato anche di frontiere dello spirito’ed ha detto: Noi non siamo entrati in guerra soltanto per ricostruire la Cecoslovacchia, né combattiamo soltanto per ridare vita ad uno stato polacco. I nostri scopi non si esprimono in frontiere geografiche. Quello che ci stà a cuore sono le frontiere dello spirito. Questa non è una guerra che si combatte attorno ad una carta geografica. è una guerra che dovrà ristabilire le condizioni in cui nazioni ed individui, compresa la nazione e i cittadini tedeschi, potranno vivere e tornare in a vivere. Su questo punto non ci possono essere incertezze.’Inoltre ha detto: è vero che ci sono stati condottieri che pur avendo usato la spada hanno meritato il rispetto del mondo. Alessandro fu un conquistatore, ma egli diffuse in Oriente i benefici della civiltà ellenica. Cesare fu un conquistatore, ma egli propagò la giustizia delle leggi di Roma. Napoleone fu un conquistatore, ma egli portò sulle sue bandiere luminosi principii. Ma il capo della Germania Nazionalsocialista che cosa porta con sé? Hitler sarà ricordato per le sue torture, per i campi di concentramento, per la sua politica segreta e per i
tentativi di avviluppare l’Europa in una ragnatela di odi di razza e di persecuzioni religiose.’
Non bastavano le frontiere dello spirito, occorreva tirar fuori anche Napoleone, del quale proprio gli ebrei determinarono la caduta (Casa Rothschild). Ecco che cosa pensava degli ebrei Napoleone. Nella seduta del Consiglio di Stato del 30 aprile 1806 Napoleone disse: Gli ebrei sono i veri corvi dell’umanità. Li ho visti durante la battaglia di Ulma accorrere da Strasburgo per fare ignobile razzia.’

E nella seduta del Consiglio di Stato del 17 maggio 1806, in sede di discussione del problema
ebraico, Napoleone disse ancora: Vi faccio osservare, ancora una volta, che nessuno ha ragione di lamentarsi dei protestanti e dei cattolici. Ma tutti si lamentano degli ebrei. Ciò dipende dal fatto che il male apportato al mondo dagli ebrei non deriva dagli individui, ma dalla costituzione spirituale di questo popolo. Gli ebrei sono le cavallette che distruggono la Francia’ (9°)

NOTE AL CAPITOLO 17° –

1° – si consulti il nostro L’Islam e l’Occidentalizzazione del Mondo’uscito per le edizioni
Effepi nel Giugno 2002.

2° – Maurizio Lattanzio – Stato e Sistema’– ediz. Ar’– Padova 1987

3° – Georges Batault – Aspetti della Questione Giudaica’– edizioni di Ar’– Padova 1984

4° Georges Batault – op. citata

5° – Adolf Hitler – Ultimi Discorsì ediz. di Ar’– Padova 1988

6° Giovanni Preziosi – articolo Potenza Ebraica in Inghilterra’apparso su La Vita Italiana’del
15/02/1921

7° – Sulla questione del presunto olocausto’si consultino i seguenti volumi:

– Richard Harwood – Ne sono morti davvero sei milioni?’– Genova

– Paul Rassinier – Il dramma degli Ebreì – Genova

– Wilhelm Stàglich – Il P rocesso di Auschwitz’– Genova

– AA.VV. – Il caso Faurisson e il Revisionismo Olocaustico’– Genova 1997

– Robert Faurisson – è autentico il diario di Anna Frank? – Genova 2000

– Franco Deana –Studi Revisionistì – Genova

– AA.VV. – Dallo sfruttamento nei lager allo sfruttamento dei lager’Genova 1994

– Sergio Oliveira – Sionismo Revisionismo Fantasia Realidadè – Porto Alegre (Brasile)
1993

– Acabou o Gas… o fim de um mito'(O relatòrio Leuchter sobre as alegadas Camaras de
Gas de Auschwitz, Birkenau e Majdanek) – Porto Alegre (Brasile) 1989

– Carlo Mattogno – The End of a Legend’– a cura dell’Institute for Historical Review – –
Neport Beach (Usa) 1994

– Carlo Mattogno – Auschwitz: un caso di plagio’ediz. La Sfingè – Parma 1986

– Carlo Mattogno – Come si falsifica la storia’ediz. La Sfingè – Parma 1988

– Jean Pierre Bermont – La verità sul processo di Auschwitz’ediz. La Sfingè.- Parma

– Carlo Mattogno – La Soluzione Finale: Problemi e Polemichè ediz. di Ar’– Padova
1991

– Carlo Mattogno – Auschwitz: la prima gasazionè ediz. di Ar’– Padova 1992

– Carlo Mattogno – Auschwitz: fine di una leggenda’ediz. di Ar’– Padova 1994

Carlo Mattogno – Intervista sull’Olocausto’ediz. di Ar’– Padova

– Arthur R. Butz – The Hoax of the Twentieth Century’ediz. Historical Review
Press’Brighton (G.B.) 1976

– John Cobden – Dachau: Reality and Myth?’a cura dell’Institute for Historical Review’–
Newport Beach (Usa) 1991

– Rapporto Leuchter – Parma 1993

– Paul Rassinier – Il dramma degli Ebreì edizioni Europa’- Roma

– Siegfried Ellwanger – A implosào da mentira do Seculo’ediz. Revisao’Porto Alegre
(Brasile) 1992

– Per tutti i ricercatori del cosiddetto revisionismo olocaustico valgano le parole pronunciate
da Robert Faurisson nel febbraio 1985: Le pretese camere a gas hitleriane e il preteso
genocidio degli ebrei costituiscono una sola e medesima menzogna storica che ha aperto la
strada ad una gigantesca truffa politico-finanziaria i cui principali benficiari sono lo Stato
d’Israele e il sionismo internazionale e le cui principali vittime sono il popolo tedesco, ma
non i suoi dirigenti, il popolo palestinese tutt’intero e, infine, le giovani generazioni
ebraiche, che la religione olocaustica chiude sempre più in un ghetto psicologico e moralè

8° – Sul processo farsa di Norimberga si consultino i volumi delle edizioni Effepì:

a) Maurice Bardèche – Norimberga ossia la Terra Promessa’– Genova

b) Carlos Whitlock Porter/Vincent Reynouard – Ingiustizie a Norimberga’– Genova

c) Carlos Whitlock Porter/Vincent Reynouard – Deliri a Norimberga’- Genova

d) I Processi di Norimberga – cofanetto in tre cd. – Genova

9° – Giovanni Preziosi – E la Guerra Ebrea è venuta’articolo da La Vita Italiana’del
15.09.1939 raccolto nel volume Giudaismo- Bolscevismo Plutocrazia Massoneria’delle ediz.
Hohensaufen Weiblingen 1941

GOVERNO MONDIALE EBRAICO

IL GOVERNO MONDIALE EBRAICO – CAPITOLO 16 – LE MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI – IL CASO ITALIANO

26 Dic

 

CAPITOLO 16 – LE MULTINAZIONALI SIONISTE ALL’ASSALTO DEI MERCATI MONDIALI – IL CASO ITALIANO

L’Italia, si sa, rappresenta l’ultima ruota del carro finanziario europeo, snobbata dai partner per la sua cronica instabilità politica e per le sue costanti sbandate che ne fanno un paese a rischio’, l’Italia ha saputo districarsi nelle vicende internazionali ricorrendo spesso a azzardi a volte mal calcolati.

Gli italiani non amano rischiare (…sono caratterialmente e antropologicamente paciosi…) ma se costretti dagli eventi non si sanno tirare indietro, magari anche quando una maggiore oculatezza non guasterebbe.

Per Israele – non dobbiamo dimenticarlo – l’Italia è duplicemente colpevolè, da un lato perché
culla della civiltà romana e successivamente perché centro della cristianità.

Controllare l’economia e la politica italiana risultano oggettivamente fondamentali per
l’oligarchia sionista ai fini di una vittoria totale e di uno spregio ai due principali ostacoli che per secoli gli si sono opposti con determinazione e volontà egemoniche.

Gli ebrei – scriveva Giovanni Preziosi nel 1920 e ripeteva nel 1944 – sono, in Italia, alla testa
della grande banca; danno una percentuale altissima di membri ai Consigli d’amministrazione
delle nostre società anonime; sono numerosi tra i membri del Senato e della Camera dei
Deputati; occupano i primi e i più importanti posti delle nostre Amministrazioni di Stato. Nel
campo dell’insegnamento sono numerosissimi e alcune facoltà delle nostre Università sono
divenute un loro campo chiuso. Hanno nelle mani quasi tutte le Case editrici librarie d’Italia.
Molta parte dei giornali quotidiani sono nelle loro mani… Né si dimentichi, che tutte le iniziative
affaristiche, anche quelle a tinta patriottica, hanno alla loro testa un ebreo.’ (1)

Così descriveva Giovanni Preziosi l’influenza dell’ebraismo italiano nella vita politica italiana
degli anni venti, ulteriormente rafforzata dalla Guerra Giudaica’condotta contro il Fascismo e il
Nazional-Socialismo nel 1939-45.

Nel nostro paese i rami principali dell’industria produttiva sono essenzialmente quattro: la
siderurgia, la meccanica, la chimica e il tessile.

Per ognuno di questi rami industriali si sono distinte – nel corso dell’ultimo secolo, delle
imprese che hanno realmente contribuito alla costruzione del nostro miracolo economico’: Fiat,
Ansaldo, Olivetti, Pirelli, Marzotto, Snia Viscosa per fare solo qualche nome.

L’Italia è stata per moltissimo tempo una specie di terra promessa per banchieri e finanzieri così – sin dai tempi della Serenissima – gli ebrei raggiunsero i nostri lidi per costruire il loro impero.

William Shakespeare ambienterà proprio in riva alla laguna veneta il suo dramma teatrale più
famoso Il Mercante di Venezia’dove giganteggia la figura dell’usuraio ebreo Shylock stereotipo
di qualsiasi successiva rappresentazione dell’avidità del popolo d’Israele.

La Finanza italiana nasce eredè delle diverse istituzioni medievali, fiorentine e lombarde,
venete e romane.

Quando nel 1848 si schiusero i ghetti in Italia, i maggiori centri ebraici erano: Livorno – la Sion
Italiana – Roma, Trieste, Mantova, Ancona, Venezia, Torino, Ferrara, Firenze e Venezia. –
scrive Carlo Alberto Roncioni – L’opera compiuta degli ebrei in Piemonte per interessare i
pubblici poteri alla causa della loro emancipazione fu messa in luce dall’ebreo Giuseppe Levi.
Gli ebrei diffusero libri, giornali, pubblicazioni a loro favorevoli, premiarono gli autori che
scrissero in difesa del giudaismo, parteciparono alle agitazioni patriottiche dando al paese uomini e denaro.’ (2°)

Banche e istituti di credito serviranno dunque ad Israele a conquistare una posizione privilegiata nel periodo risorgimentale, determinando così una successiva scalata ai vertici del neonato stato unitario fondato sul laicismo e sull’anti-clericalismo.

Nessuna persona sia scrittore o uomo politico o diplomatico, può dirsi matura finchè non abbia
affrontato a fondo il problema ebraico’scriveva Wickham Steed.

Non lo comprenderanno affatto i molti capi di stato che andarono a determinare le vicende
storiche del nostro paese.

Già notevole a fine 800, con Vittorio Emanuele III° l’ebraizzazione del regno accelera il
passo. – scrive Piero Sella – Molti ebrei raggiungono nella pubblica amministrazione posizioni
elevate: uno di loro, Leone Wollemberg è nel 1901 ministro delle Finanze. L’anno successivo il
generale Giuseppe Ottolenghi, è nominato senatore e ministro della Guerra….La disponibilità
del sovrano nei confronti dei giudei fa sì che essi vengano ammessi ala cerchia più intima della
casa reale. Sono ebrei il dentista Stylkiol ed il pediatra Luzzatti, figlio del più celebre uomo
politico…L’accoppiata ebraica che maggiormente si mette in luce in quegli anni è però quella
costituita da Sidney Sonnino e da Luigi Luzzatti. Il primo è presidente del Consiglio nel 1906 e
nel 1909, il secondo – fondatore della Banca Popolare di Milano – e noto, stando all’Artieri,
come luogotenente di Sonnino’– giunge all’altissima carica nel 1910.’ (3°)

Nel settore economico e finanziario, che in questa sede ci interessa, l’influenza ebraica appare
ancor più marcata e schiacciante.

Onnicomprensiva la finanza ebraica determina le vicende politiche e sociali dell’Italia liberale
che cerca disperatamente il suo posto al solè e la propria grandeur’tra le nazioni europee.

L’ebreo Sidney Sonnino sarà presidente del consiglio con Luzzatti al Tesoro; poi quando a
rivestire la carica di presidente del consiglio toccherà a Luzzatti, sarà nominato al Tesoro l’altro ebreo Carlo Schanzer che occuperà agli Esteri il posto lasciato libero dallo stesso Sonnino.

Secondo Sergio Minerbi l’ebreo Schanzer sarà tra i principali sostenitori delle mire sioniste sulla Palestina e tra i più convinti assertori della realizzabilità della dichiarazione Balfour che
concesse agli ebrei il diritto’a costituire un homeland’, un focolare nazionale in Palestina. (4°)

Come in altri paesi europei ai vertici dei principali istituti bancari siedevano consigli
d’amministrazione diretti in massima parte da ebrei.

La Banca Commerciale venne fondata nel 1894 dall’iniziativa di due finanzieri israeliti tedeschi
naturalizzati italiani, Otto Joel e Frederich Weil. L’unico azionista italiano era Sanseverino
Vimercati nominato presidente del consiglio d’amministrazione. All’indomani della Grande
Guerra due italiani Pio e Marco Perrone – del Gruppo Ansaldo’– provarono a dare la scalata
alla banca trovandosi però contro l’ostinata resistenza di un ebreo di origini tedesche Josef detto Giuseppe Toeplitz.

La Banca Commerciale Italiana viene diretta all’inizio del XX° secolo dall’ebreo Giuseppe
Toeplitz delle cui ambizioni e intuizioni finanziarie ha scritto Maurizio Blondet: Quanto a
Giuseppe Toeplitz sono rivelatrici le relazioni importantissime che stabilisce tra il 1900 e il 1904
come capo filiale di Venezia della Banca Commerciale. In quegli anni dissipati e fastosi
frequenta la contessa Anna Morosini, figlia del banchiere genovese Morosini, detta la regina di
Venezia’per la sua mondanità; la famiglia Morpurgo, fondatrice delle Assicurazioni Generali; il
banchiere ebreo triestino Camillo Castiglione, che nel 1918 farà affari lucrosissimi dalla caduta
dell’impero asburgico…..infine più importante di tutti Toeplitz si lega d’amicizia al conte Volpi
di Misurata.’ (5°)

Le strade che da Venezia si apriranno per il Toeplitz e per l’espansionismo finanziario della
Banca Commerciale sono quelle che seguono la rotta frankista’e sabbatea. Come abbiamo
avuto già occasione di parlarne nei precedenti volumi, il frankismo – movimento eretico ebraico
della Polonia del XVIII° secolo – s era innestato sul troncone dell’eresia sabbatea di rabbi
Sabbatai Zevi auto-proclamatosi Messia della Nazione Ebraica nell’anno 1666 e costretto ad una conversione forzata all’Islam dal califfo ottomano dell’epoca.

Ora il problema di cui parliamo andrebbe affrontato in maniera sicuramente molto più
complessa, così come in parte è riuscito al Blondet nel suo Gli Adelphi della Dissoluzionè.

La comunità di cui parliamo è…un gruppo omogeneo, unito non solo dagli affari ma da
riservate e profonde solidarietà. Essa tesse le sue relazioni confidenziali in una rete fitta e
vastissima che da Mosca a Varsavia raggiunge Costantinopoli e Salonicco: città dove nel 1900
gli ebrei sono 75mila, la metà della popolazione. è in questa rete di relazioni che la filiale
veneziana’della Comit (così attestano Webster e Richard, Industrial Imperialism in Italy’, Ucla
Press, Berkeley 1975) divenne l’avanguardia della penetrazione italiana verso Est, verso i
Balcani e l’Impero ottomano’. Punta di diamante di questa penetrazione è Giuseppe Volpi, che in seguito verrà insignito del titolo di conte di Misurata. Il nobilitato affarista e avventuriero agisce non solo ben fornito dei mezzi finanziari della Comit, ma soprattutto delle lettere di accredito che Giuseppe Toeplitz gli dà, e che gli aprono i riservatissimi ambienti ebraici attivi nell’impero ottomano. è così che Volpi può stabilire nell’ebraica Salonicco la testa di ponte della sua impresa, la Società Minerari d’Oriente, legata al comitato di banche estere (di cui la Comit è la più importante) che gestisce, quasi con un mandato di pignoramento, il debito pubblico ottomano.’ (6°)

Gli ambienti di cui parla Blondet sono quelli che, eredi dell’eresia messianica sabbatea,
avrebbero portato al collasso l’Impero ottomano, disgregandone le fondamenta religiose e
abrogando il califfato.

Si tratta della setta cripto-ebraica e falsamente islamica dei Dummeh dalle cui fila uscirà il
generale Mahmud Shevket Pascià, capo dei Giovani Turchi, che nel 1908 entreranno
trionfalmente a Istambul per ridisegnare radicalmente il volto della nuova Turchia laica e
nazionalista che porterà – nel periodo post-bellico – all’instaurazione della dittatura di Kemal
Ataturk. (7°)

Come del resto riporta un volume di due storici ebrei statunitensi Al e Rachel Douglas: I
Giovani Turchi erano ironicamente, in gran parte ebrei, provenienti da una particolare setta
giudaica (i dummeh) che professavano esteriormente l’Islam, ma mantenevano i culti ebraici nel segreto delle loro case.’ (8°)

La storia dei dummeh, come quella dei marrani spagnoli falsi conversi al cristianesimo, si
inserisce in un quadro torbido di iniziazioni segrete, culti dionisiaci e femminei, ritualità
morbose e al limite della decenza sfocianti in orge collettive e preparatoriè.

Sull’eresia frankista consigliamo una attenta analisi e uno studio approfondito
(9°) così come sulle linee d’espansione del frankismo che porterà molti dei membri della setta di Jacob Frank a rivestire altissime cariche nell’amministrazione statunitense.

Tornando alla Banca Commerciale Italiana (Comit) questa ha rappresentato la punta di diamante di una finanza laica e antifascista durante il Ventennio e opposta alle due chiesè
(democristiana’e comunista’) politiche dominanti la scena nazionale e il mondo della cultura
poi. (10°)

Assieme alla Comit le due principali banche d’interesse nazionale sono il Credito Italiano e il
Banco di Roma. La prima delle due è in mano al gruppo francese Lazard attraverso Mediobanca.

Tutte le banche italiane sono collegate da strettissimi vincoli di tipo familiare e finanziario.

L’italiano Carlo De Benedetti è un tramite dell’alta finanza. – scrive Henry Coston – Nella
presentazione del finanziere transalpino il settimanale di Raymond Bougine notava, da qui a
qualche anno, che l’uomo d’affari a acquistato i suoi titoli di nobiltà nella penisola con il
salvataggio e la riconversione spettacolare del’Olivetti, a tutt’oggi campione europea (dopo
I.B.M.) della micro-informatica. Membro rispettato della comunità ebraica italiana – come fu lo
stesso Camillo Olivetti fondatore della famosa marca di macchine da scrivere -, Carlo De
Benedetti, numero uno dell’agro-alimentare in Italia, e di ben altri affari, dichiarò un giorno.
Vorrei fare in Francia ciò che ho fatto in Italia’. Ambizioso di costruire in Europa un vasto
impero industriale e finanziario, De Benedetti è già, nel suo paese, il secondo industriale,
immediatamente dietro a Giovanni Agnelli, patron’della Fiat e animatore della branca europea
della Trilateralè. Partigiano risoluto di un’intesa con l’Est, Carlo De Benedetti appoggia le
iniziative dei suoi amici Hammer e Bronfmann…..’ (11°)

De Benedetti nel decennio ottanta mise le mani – attraverso il suo impero informatico d’Ivrea – sui settori dell’alimentazione (Buitoni), dei surgelati (Davigel, leader francese del settore) annettendosi oltralpe la Valeo (azienda leader del settore radiatori e alternatori) attraverso la complicità dell’allora governo socialista presieduto da Fabius.

Leader italiano dell’informatico e numero uno dell’industria alimentare con l’acquisto della
Buitoni, il finanziere ebreo andò all’arrembaggio del settore bancario acquistando la Banca
Agricola Milanese, il Credito Romagnolo e l’Euroimmobiliare, concentrando poi i suoi sforzi
nelle attività editoriali attraverso l’Espresso’e La Repubblica’autentici portaparola della
sinistra radical-chic ieri e ulivista e mondialista oggi.

De Benedetti possiede inoltre partecipazioni di rilievo nell’industrie dei pneumatici (Pirelli),
nella metallurgia (G.I.M.) la nel settore assicurativo (Compagnia latina di Assicurazioni,
secondo gruppo assicurativo italiano).

Acerrimo avversario di Berlusconi, malgrado questa antipatia di vecchia data, è entrato nel
gruppo Mondadorì controllato dal carismatico imprenditore di Arcore a riprova che, a certi
livelli, denaro chiama denaro e affari chiamano affari….

In molti, a proposito del cavaliere e leader di Forza Italia, si sono domandati chi avesse alle
spalle questo imprenditore lombardo che ha costruito dal niente il suo impero.

Di recente (agosto 2002) una fetta consistente della Mediaset è stata rilevata dalla Lehman
Brother’s, mentre nel passato – soprattutto ai tempi dell’accordo con De Benedetti – si è parlato dell’ombra occulta della Lazard.

L’onnipotenza di questo importante gruppo affaristico francese è rilevata dalle imprese che
detiene e da quelle nel quale vanta importanti partecipazioni, alcune italiane: Eurafrance, Credit Mobilier Industriel, SOVAC, La France, B.S.N., Gervais, Danone, Euralux, Pearson, Whitehall Trust, Istituto Finanziario Industriale Internazionale, Fiat Credi Corp., I.T.T. ecc…

Il gruppo Lazard che fa capo a Michel David Weiss rappresenta una delle realtà più floride e
ricche d’oltralpe.

La Banque Lazard fu fondata da Abraham Lazard, ebreo boemo, che nel 1792, ai tempi della
rivoluzione francese, aveva lasciato Praga per raggiungere il paese che aveva concesso agli ebrei cittadinanza e diritti civili. Andrè Meyer nacque sulla fine dell’ottocento, da una famiglia ebraica di modeste condizioni: libero pensatore, autodidatta, lavora come fattorino presso un agente di cambio ebreo; divenuto procacciatore d’affari viene notato da David Weill della Banque Lazard…Quello dei Lazard è un mondo particolarissimo. Banchieri di sinistra, radical-socialisti, patrioti, anti-clericali, visceralmente anti-comunistì li ha dipinti Anne Sabouret'(12°)

Durante il regno di Vittorio Emanuele III° la plutocrazia sionista operava indisturbata attraverso i suoi emissari: Benaldo Stingher (Governatore della Banca d’Italia) Alberto Pirelli (legato al Credito Italiano), Alberto Beneduce (capo dell’IRI) e il summenzionato Giovanni Volpi. Altre teste di ponte sioniste nel nostro paese furono il finanziere ebreo palermitano Guido Jung Giovanni Funni entrambi saldamente collegati alla Fiat e alla Banca Morgan.

Neanche il fascismo riuscì a scardinare l’influenza della plutocrazia sionista nel nostro paese così che – al momento opportuno – cospiratori e sabotatori, industriali e vertici militari concordarono con i Savoia l’arresto e la detenzione di Mussolini nell’infame riunione del Gran Consiglio del Fascismo del 25 Luglio 1943.

L’attività giudeo-massonica – scrive Roncioni – cominciò fin dalla Marcia su Roma. è noto
infatti che Mussolini la sera del 25 ottobre 1922 si incontrò a Roma col capo della Massoneria di Piazza del Gesù, Raul Palermi, che gli promise l’appoggio dei Massoni da lui dipendenti fra i
quali i già infiltrati Grandi, Balbo, Bottai, Acerbo, Farinacci (che poi lasciò la setta e fu vicino a
Evola), Finzi, Costanzo Ciano, De Bono, Rossoni, il Generale Cittadini, aiutante in campo del
Re, il Generale Fara, il Grande Ammiraglio Paolo Thaon De Revel…..Per gli Ebrei la sorte fu
ancor più rosea. Ci furono molti ebrei anche alla Marcia su Roma e alla campagna d’Etiopia.
Andarono a Fiume con D’Annunzio come il futuro membro del Gran Consiglio Aldo Finzi, che
abbiamo visto tra i fratelli tre puntinì (simbolo identificante un massone ndr) o seguirono
Mussolini nell’alcova come la scrittrice Margherita Sarfatti; o fino alla avventura dell’ultima
guerra come lo squadrista Ettore Ovazza; saranno Ministri come Guido Jung (< Un ebreo è
quello che ci vuole alle Finanze> disse Mussolini nel 1922) e come Carlo Schanzer, oppure
portavoci all’Estero al tempo delle sanzioni come il poeta Angiolo Orvieto e il sionista Dante
Lattes. Porteranno in cinquemila su quarantamila la cimicè del P.N.F. all’occhiello e
contribuiranno alla raccolta dell’oro alla Patria; si pavoneggieranno come sansepolcristì come
Eucardio Momiglianno. Saranno infine esportatore di lavoro italiano come Almagià, finanziatori
come l’industriale Federico Jarach e Oscar Senigallia e rettori d’Università come Giorgio Del
Vecchio, generali e ammiragli come Ettore e Aldo Ascoli, Angelo Modena, Guido Liuzzi, Paolo
Moroni, Renato Senigallia, Walter Hirsh, Guido Segre (cognome risorgimentale) e Umberto
Pugliese….’ ( 13°)

Ma l’idilio tra fascismo e sionismo durò fino all’avventura etiopica. Non nuove erano state le
prese di posizione del Duce e gli inviti ai sionisti a rompere gli indugi e a schierarsi al fianco
dell’Italia.

Le leggi razziali del 1938 con il loro codazzo di polemiche (Evola e Preziosi si adopreranno per
far comprendere l’assoluta necessità di un’autentica politica razziale anti-giudaica priva
dell’improvvisazione degli anti-semiti dell’ultim’ora alla Telesio Interlandi, alla Giorgio
Almirante, alla Giovanni Spadolini o, qualche anno più tardi alla Giorgio Bocca che firmava
articoli di fuoco contro il complotto demo-plutocratico sul quotidiano di Alessandria) oltre a
salvare numerosi ebrei arrivarono a contraddire sé stesse arianizzando’una moltitudine di ebrei che così evitarono tranquillamente le clausole discriminatorie dei provvedimenti.

Riviste come La Difesa della Razza’e Il Teverè incominciarono una campagna anti-semitica
spesso faziosa e condotta senza cognizione di causa, Preziosi su La Vita Italiana’restava isolato e inascoltato.

Molti fascisti si svegliarono all’improvviso ariani, e antisemiti così come – cinque anni più tardi
si sarebbero svegliati anti-fascisti e democratici.

Con la caduta del fascismo e il tradimento dell’otto settembre il potere occulto potè ritornare ad occupare tranquillamente le stanze dei bottoni e iniziare a tramare per la conclusione delle
ostilità.

Ai vertici della resistenza italiana, sopra ai partiti e al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale)
, stavano i plutocrati, pronti a giocare un ruolo di primissimo livello nella nuova Italia
democratica post-bellica.

L’industriale ebreo Giovanni Falck assunse la guida direttamente del Cln della Venezia Giulia,
mentre tutti i principi industriali lombardi (dai Pirelli ai Crespi, dai Lepetit ai Ferrero) non
lesinarono il loro contributo economico alle formazioni partigiane.

Giudicando freddamente gli eventi, facendo astrazione da ogni sentimentalismo, devo
riconoscere – dirà Adolf Hitler – che la mia indefettibile amicizia per l’Italia e per il Duce può
essere ascritta nel conto dei miei errori. In effetti, è chiaro come l’alleanza con gli Italiani abbia
reso maggiori servigi ai nostri nemici, che non a noi stesi. L’intervento dell’Italia ci ha apportato solo un minimo aiuto rispetto alle numerose difficoltà che, invece, ci ha creato. Essa contribuirà a farci perdere la guerra – a meno che non la vinciamo malgrado tutto e tutti!'(14°)

E così sarà, alla fine del conflitto, che gli italiani si trasformeranno da sconfitti a vincitori
innalzando l’intoccabile dogma della Resistenza e della Liberazione dal cosiddetto Nazi-
Fascismo’. (15°)

Altro esponente di punta della finanza plutocratica in Italia è stato Enrico Cuccia il quale apprese l’artè del doppiogiochismo, del tradimento e dei colpi bassi per tramite dell’ebreo Cefis, il finanziere che organizzò l’assassinio di Mussolini.

Il giovane Cuccia, sulle orme di Cefis, scalò rapidamente la scala del potere, tanto che nel 1942 venne incaricato di fare da tramite tra il gruppo del Partito d’Azione (lo stesso che avrebbe poi dato i vari Parri, La Malfa, Maccanico, laicì e anti-fascisti collaboratori e intimi di Raffaele Mattioli l’energico dirigente della Banca Commerciale) e gli americani per concordare il futuro dell’Italia post-fascista.

Consigliere di Mattioli, Cuccia divenne l’uomo di fiducia della plutocrazia sionista, collaborando
con il magnate Andrè Mayer e dirigendo Mediobanca fino alla fine dei suoi giorni in contatto
con Felix Rohatyn e Antoine Bernheim della plutocrazia sionista internazionale.

Via Filodrammatici diverrà il centro nevralgico della finanza rampante italiana, testa di ponte dei principali gruppi finanziari e bancari mondialisti. Cuccia apparteneva alla loggia Giustizia e
Libertà’di Piazza del Gesù e attraverso la Massoneria arrivò a scalare il potere finanziario
nazionale.

Sua l’idea che alla metà degli anni novanta vedrà nascere Super Gemina, un’affare da 40.000
miliardi che vedrà implicati i gruppi ebraici francesi della Banque Lazard, la Fiat, Mediobanca e
una serie di assicurazioni che dipendevano direttamente da Via Filodrammatici (tra queste
Generali, Fondiaria Assicurazioni, Toro Assicurazioni, Sai e la francese Gan).

L’unità delle famiglie industriali e bancarie si consoliderà negli anni novanta con l’assalto che
l’alta finanza britannica lancerà a seguito dei famosi incontri avvenuti sullo yacht Britannia’al
largo di Civitavecchia (dei quali niente è trapelato se non le puntuali interrogazioni parlamentari dell’on. Antonio Parlato del MSI-DN).
Il processo della privatizzazione italiana è stato rallentato momentaneamente solamente dall’avvento del Governo di centro-destra Berlusconi (maggio-dicembre 1994) la cui caduta è da addebitare ai potentati oligarchici d’oltre-manica che avevano marcato a uomo’il cavaliere di Arcore. (16°)

Diamo una breve lettura relativa alle società di consulenza che hanno stabilito i prezzi di s-
vendita del patrimonio economico italiano durante la travagliata stagione della tangentopoli
italiana:

Advisor: J.P. Morgan per il Credito Italiano, il Credit Swiss e la First Boston per l’IMI, J.P.
Morgan per la Worth Benson, Rothschild per l’Eni Energia.

Coordinatori per il collocamento: Goldman Sachs per il Credito Italiano; S.G. Warburg per
l’IMI, Lehman Brothers per la Comit, Goldman Sachs per l’INA.

Consulenti: Wasserstein per il Gruppo Sme dell’Iri, Barcklays De Zoete Weed per l’Ilva
Dalmine e Ilva Laminati Speciali dell’IRI, M&M Swiss Bank per Savio dell’Eni, J.P. Morgan
per l’Agip Carbone (Gruppo Eni), Hambro’s per Il Giorno'(Gruppo Eni). (17°)

Con la privatizzazione delle principali imprese nazionali, in tutti i settori abbiamo assistito alla svendita delle nostre industrie senza batter ciglio. Abbiamo avuto modo di illustrare gli interessi del gruppo ebraico francese Nestlè e di quello ebraico olandese Unilever nei precedenti capitoli, passiamo adesso ad illustrare le ditte sotto il controllo della BSN e della Philipp Morris.

Alla prima sottostanno le ditte Galbani, Saiwa, pasta Agnesi, Star, Birra Peroni, e le acque
minerali Boario e Ferrarelle; alla seconda invece oltre ai tabacchi Milka, caffè Splendid,
Invernizzi, Simmenthal, Negroni salumi, Fattoria Osella e Fini.

Altre multinazionali si sono fatte avanti. La britannica General Beverages ha acquistato la
Martini&Rossì, la Grand Metropolitan la Cinzano, la International Distiller’s & Vinters ha
comprato la Vecchia Romagna.

Nel settore della chimica, esclusi i colossi italiani Enichem, Snia e Montedison, sono presenti
ben 16 multinazionali straniere le quali operano indisturbate sul nostro territorio: Procter &
Gamble, Solvay, 3M, Bayer, Dow, Du Pont, Saipo, Basf, Henkel Sud, Exxon Chemical
Mediterranea, BBR Holding per fare alcuni nomi.

La celebre Snia-Viscosa da sempre punta di diamante dell’industria chimica e sintetica italiana è sempre stata collegata a cartelli multinazionali esteri. I britannici Courtdaulds e gli americani
Allied Chemical C° hanno costretto nella metà degli anni settanta la Snia a sottostare ai propri
diktat.

Nel settore della farmaceutica le cose non stanno poi molto meglio se si pensa che la
privatizzazione ha aperto le porte ai principali trust industriali stranieri senza alcun controllo e
senza opposizioni.

Così, mentre in parlamento si dibatteva sull’ultimo avviso di garanzia al politico di turno,
venivano letteralmente svendute la Lepetit acquistata dalla Dow, la Manetti&Roberts acquistata dalla Beecham britannica, la Bonomelli e la Italchemi acquisite dalla britannica Glaxo,.

L’Istituto Chemioterapico Italiano veniva ceduto alla Scharz svizzera, la Zamberletti alla
Beecham, la Sharper alla francese Roussel, la Pierrell alla svedese Fermenta, la LPH alla
svizzera Sandoz (quella implicata nel progetto MK Ultra del quale abbiamo accennato nel nostro volume L’Islam e l’Occidentalizzazione del Mondè ediz. Effepì di Genova 2002) la Sclavo
alla Ciba e Chiron (Usa). La Sigurtà alla Bayropharm (Germania), la Chemil alla Ucb (Belgio),
la Serono Otc e la Kelopharma alla Home Products (Usa).

In pratica sullo yacht Britannia abbiamo assistito alla svendita dell’azienda Italia e dei suoi
gioielli: Il 2 Giugno 1992 al largo di Civitavecchia a bordo del Britannia, il panfilo della regina
Elisabetta, (e in acque internazionali ndr) che ci facevano i rappresentanti dell’Eni, dell’Agip,
dell’Iri, del Ministero del Tesoro, dell’AmbroVeneto, del Crediop, della Comit, della Generali,
della Società Autostrade, assieme ai dirigenti della S.G. Warburg, della Baring Co., della
Barclay’s Bank? Di cosa parlavano? Di privatizzazione degli enti pubblici italiani? E a quale
titolo? E che cosa hanno deciso? Cosa nasconde la svalutazione della lira? Cosa si sono detti
Ciampi, Dini, Agnelli,Maccanico e Monti e i dirigenti della finanza internazionale al Nasfika
Astir Palace Hotel di Vouliagmeni in Grecia dal 22 al 25 aprile scorso (1993)?'(18°) si
domandava Mario Consoli dell’Uomo Libero chiedendosi il perché della svendita del patrimonio
nazionale, dell’economia e dell’industria, della finanza e dei principati istituti di credito
nazionali.

In pratica la cessione definitiva del settore pubblico e privato nazionale alle grandi
multinazionali che, in nome della Globalizzazione dei mercati e del’One World, del mondo
unipolare, vorrebbero uniformare in un grande mercato unico l’insieme dei popoli e delle
nazioni.

La nuova logica delle strategie aziendali ed il ruolo dei governi nell’era della globalizzazione
vengono analizzati da Kenichi Ohmae, managing director in Giappone della società di
consulenza internazionale McKinsey & Company’, in uno studio intitolato Il Mondo senza
confinì.

Il libro, pubblicato in Italia dalle edizioni del Sole 24 Orè, reca in copertina l’encomio di Carlo De Benedetti, presidente dell’Olivetti e Theodore Levitt, docente dell’Harvard University. Nelle pagine conclusive è riportata una Dichiarazione Universale di interdipendenza per il mondo del 2005’redatta da autorevoli consulenti della McKinsey & Company e destinata ai governi di tutto il mondo. L’opera racchiude una chiara apologia della globalizzazione espressa con i toni messianici del più tracotante profetismo biblico.

Nella prefazione è scritto: I governi tradizionali dovranno sviluppare la struttura nuova di un governo globale. A questo fine il primo e più importante passo è comprendere l’economia globale. Questo è lo scopo del libro.’ (19°)

Le alte sfere dell’alta finanza italiana quindi hanno decisamente sostenuto sia i processi delle
privatizzazioni che il rimpasto politico che li ha preceduti. La famosa stagione di tangentopoli
servirà difatti a Enrico Cuccia, il leader indiscusso della finanza meneghina anti-fascista, per
confermare le sue qualità di abile stratega. Le cose si erano già messe piuttosto male sin dalla
recessione seguente l’occupazione del Kuwait da parte irachena. I grandi avevano invocato
Cuccia, le principali aziende italiane risentivano della crisi: Fiat, Pirelli, Olivetti ecc…

Nel 1991 Cuccia riuscirà a salvare la Pirelli dal tentativo tedesco (Continental) di impossessarsi
dell’azienda milanese. L’aiuto offerto da Cuccia non è disinteressato. La sua creatura intanto,
Mediobanca, rimane saldamente nell’ombra. Salvatore Ligresti, uomo di Cuccia, diverrà primo
azionista della Pirelli mentre a Torino Umberto Agnelli e Gianluigi Gabetti proveranno una
clamorosa rivincita: l’acquisto della società Exor. L’abile direttorè di Via Filodrammatici,
l’uomo che solo poche stagioni prima veniva dato per morto, a ottantacinque anni ricompare per infliggere un’ennesima lezione alla Fiat. La potente Lazard’si schiera contro i tradizionali
cuginì torinesi, la Fiat desisterà e solamente attraverso i buoni uffici di Cuccia, Giovanni
Agnelli e Michel David-Weill torneranno a stringersi la mano.

Mediobanca verrà lanciata’in politica solamente un’anno più tardi: nel 1993 Cuccia firma i
referendum per l’elezione maggioritaria, intesse ottimi rapporti con Il Giornalè ed il suo
direttore Montanelli (legato strettamente agli ambienti ebraici) e sostiene Giorgio La Malfa e il
Partito Repubblicano a rompere la tradizionale alleanza di Governo, aprendo la strada ad una
delicata stagione di instabilità.

Il cambiamento – scrive Giorgio Galli – avrebbe potuto realizzarsi con una clamorosa
sconfessione del ceto politico dominante, resa possibile da un parallelo successo al Nord di
repubblicani e leghisti. Ne ha…discusso (Cuccia ndr) con Giorgio La Malfa, incitandolo ad
avere un occhio di riguardo per i sanculotti di Umberto Bossi, il quale gli ha fatto una notevole
impressione. Costoro metteranno le fanterie, il PRI gli ufficiali (20°)

Il tentativo estremo di Cuccia verrà, in parte, ridimensionato dalla discesa politica di Silvio
Berlusconi che creerà i presupposti per uno sbilanciamento a destra della componente
governativa imbarcando accanto a Forza Italia sia la Lega Nord che il vecchio Movimento
Sociale Italiano in procinto d’esser trasformato e imbellettato’in Alleanza Nazionale da
Gianfranco Fini.

Tutte queste manovre sotterranee saranno funzionali alla privatizzazione dell’impresa-Italia,
conformemente alle dinamiche di sviluppo dell’iper-capitalismo globale che marcia sicuro verso
il varo del trattato di Maastricht e l’unità monetaria europea.

L’Italia da questo punto di vista come abbiamo appurato non appare messa molto meglio del
resto d’Europa, del resto – ma qui sarebbe necessario aprire una doverosa parentesi – durante il G8 svoltosi a Genova nell’estate 2001 abbiamo assistito ad una gigantesca caccia all’uomo, alla mobilitazione totale degli apparati di repressione sbirresca dello stato borghese a difesa degli interessi plutocratici dei cosiddetti Grandi del pianeta’….

Volevano il morto e lo hanno ottenuto… in un paese serio un ministro degli Interni si dovrebbe
dimettere… da noi no… si aspettano le Brigate Rossè e un secondo cadavere crivellato di
proiettili per decidere…ma, questa, è un’altra storia, o no?

Ciononostante la lobby sionista, malgrado i puntì conquistati e un vantaggio acquisito sul
campo, è costretta a mobilitare anche i suoi mazzierì a difesa dei propri interessi sul territorio
nazionale.

E’ notizia del 12/08/2002 che le squadracce sioniste della LED (Lega Ebraica di Difesa) hanno
aggredito dirigenti e militanti dei centri sociali romani rei di aver difeso i diritti
all’autodeterminazione del popolo palestinese.

Nessuno quotidiano del territorio coloniale italiota ha diffuso la notizia trapelata attraverso le
frequenze di Radio Onda Rossa’, emittente radiofonica collegata ai centri sociali capitolini.

La schedatura’sionista dei nemici di Israele avviene ormai da anni attraverso il bollettino
annuale dell’Anti-Defamation League e le succursali distribuite nei vari territori nazionali.

In Italia per fare un solo esempio, oltre a Libero'(quotidiano sionista succursale d’Israele), la
rubrica televisiva Sorgente di Vita’a cura delle comunità ebraiche italiane e il Bollettino della
comunità ebraica di Milano’, il mensile Shalom’e i siti internet Shalom.it – Gennaio 2010 e
menorah.it rappresentano le principali fonti d’informazione dei presidi oligarchici
plutocratici nel nostro paese.

Se difatti Libero’ha avuto carta bianca per accusare nazisti e islamici di collusioni antisemitè
(21°) evidentemente è perché qualcuno lo ha delegato’di farlo.

Assieme ovviamente ai vari Giuliano Ferrara (direttore de Il Foglio’e patrocinatore dell’Israel
Day…. Ce lo ricordiamo in un’Istruttoria di qualche anno or sono (autunno 1992) assieme
all’esponente del più violento sionismo italiano, Fiamma Nirenstein, letteralmente inviperita’
per l’efficace provocazione del leader di Movimento Politico, Maurizio Boccacci, che estrassè
in diretta tv il volume La Menzogna d’Ulissè di Rassinier…) e alla razzista Oriana Fallaci (22°)

Noi facciamo nostre le affermazioni di Maurizio Lattanzio contenute nell’articolo Heil!’
(Avanguardia n° 129 del settembre 1996) nel quale afferma testualmente, in merito al processo- farsa a Erich Priebke: Gli avvocati dicono che la legge è come la pelle dei coglioni, dove la stiri la va’. E hanno ragionè, perché, mediante questa efficace volgarità gergale, esprimono una incontestabile verità di fatto: la legge non può essere astratta’dai concreti rapporti di forza ad essa sottostanti, ovvero la legge è appesa’sulla canna del fucile, più è potente la bocca di fuoco, più efficace è la legge. La piazza ebraica ha preteso l’incarcerazione del camerata Priebke e l’ha ottenuta. Hanno vinto’la seconda guerra mondiale ed è conformè che sia così, fino a quando saranno vincentì… ripeto: fino quando saranno vincenti. Non conta’l’ordinamento giuridico della repubblica italiana….’Conta’la legge ebraica. Infatti sono intercorse trattativè (si trattano’le sentenza… come i broccoletti dei fruttarolì…) fra il ministro (di questo’ cazzo…) Flick e il kahal ebraico italiano….’

In particolare sottolineiamo con Lattanzio che …la guerra non è finita nel 1945… no, si è
trattato semplicemente di un episodio epocale della guerra eterna fra Tradizione e Sovversione, la quale è ancora in atto… e noì non la perderemo… perché siamo i più forti.’
(23°).

Sull’intera vicenda Priebke si consulti l’ottimo volume di Mario Spataro – Dal caso Priebke al
Nazi-Gold’, edizioni Settimo Sigillo, Roma 1999.

Inoltre consigliamo la lettura di un testo esauriente e denso di informazioni – anche per
comprendere la mentalità giudaica nei suoi aspetti operativì e se vogliamo caratteriali –
sull’ebraismo e sui numerosi casì di ebrei accesi anti-semiti (…la storia ne è contrassegnata…)
ossia di quelli ebrei che, per una qualche forma di rivalsa sulla propria condizione, per
attitudine interiore al tradimento e allo sfregio dell’altrui e della propria identità, si
dimostreranno come oggettivamente antisemitì.

Si tratta dell’interessante e misconosciuto volume di un militante dell’estrema sinistra anarchica, Camillo Berneri, che questi dedicò a L’Ebreo Antisemita’come recita il titolo di questo libro uscito in Francia nel 1935 e tradotto solamente cinquant’anni più tardi in lingua italiana per i titoli della Carucci Editore.

Ponendomi da un punto di vista psicologico, considero ebreo chiunque si considera tale e
considero come soggetto di ricerca chiunque, sulla base di questa coscienza, illusoria o no, viva un complesso di inferiorità o di superiorità’. (24°)

Dovete leggere il volume di Berneri, vi potrà aprire gli occhì sui vostri mortali nemici…forse.

NOTE AL CAPITOLO 16° –

1° – Giovani Preziosi –Giudaismo,bolscevismo,plutocrazia,massoneria’ediz . Hohenstaufen’–
Milano 1944

2° Carlo Alberto Roncioni – Il Potere Occulto’– edizioni Sentinella d’Italia – Monfalcone
1974

3° – Piero Sella – Prima d’Israele Edizioni de L’uomo Libero’– Milano 1990

4° Sergio Minerbi – Il Vaticano, la Terra Santa e il Sionismo’edizioni Bompiani – Milano
1988

5° – Maurizio Blondet –Gli Adelphi della Dissoluzionè – Strategie culturali del potere iniziatico
– edizioni Ares’– Milano 1994

6°- Maurizio Blondet op. citata

7° – scrive Claudio Mutti in una nota del volume di Muhammad Asad – Jihad’ediz.
All’Insegna del Veltro – Parma 1980: Ufficiale dell’esercito ottomano, Mustafà Kemal
(1880/1938) si distinse in Tripolitania contro gl’italiani (1911-12), poi nei Balcani contro i
Bulgari (1912-13). Nel corso della prima guerra mondiale contribuì a far fallire la spedizione
alleata nei Dardanelli. In seguito egli riportò una serie di successi militari contro gl’invasori
greci, italiani e francesi e inflisse varie sconfitte agli armeni e ai curdi. Entrato in conflitto con il
sultano ottomano, nel 1922 lo depose e instaurò la repubblica di cui si fece eleggere presidente (1923). Il 4 marzo 1924 abolì il califfato, al quale aveva fino allora riconosciuto una prerogativa religiosa’disgiunta dal potere politico, in base ad una dissociazione assurda dal punto di vista islamico. Condusse una politica di laicizzazione e di democratizzazione, sopprimendo le istituzioni tradizionali e costringendo i Turchi a occidentalizzarsi in tutto, perfino nell’abbigliamento (arrivò al punto di far inchiodare il fez sul capo di chi rifiutava di sostituirlo col cappello a tesa). Abolì la poligamia, ordinò alle donne di smettere il velo, istituì scuole miste per lo studio artistico del nudo, proibì il saluto islamico, sostituendolo con la stretta di mano, adottò il codice svizzero, abolì il calendario musulmano e introdusse quello gregoriano, decretò che giorno festivo fosse la domenica anziché il venerdì, eliminò l’alfabeto arabo e lo rimpiazzò con quello latino. Consumato dall’alcool e dalla sifilide, morì nel quindicesimo anno della repubblica turca’. L’idea che Ataturk stesso fosse un dummeh è stata ventilata da più parti e, comunque, il suo odio atavico verso la religione islamica basterebbe a farne un pro-sionista ante-litteram. Non stupisce quindi nessuno che attualmente la Turchia sia da oltre cinquant’anni bastione della Nato a Oriente e alleata di ferro dell’entità sionista occupante la Palestina.

8° – Al e Rachel Douglas – The Roots of the Trust’– Usa 1987

9° – In proposito si consultino i seguenti volumi:

Gershom Scholem – Le messianisme juif – Essai sur la spiritualitè du Judaismè ediz. Calman-Levy – Paris 1971;

Gershom Scholem – Du frankisme au jacobinisme; la vie de Moses Dobruska alias Franz Thomas von Schoenfeld alias Junius Frey’ediz. Archè’– Paris 1981;

Arthur Mandel – Il Messia Militantè ediz. Archè’ Milano 1989. Nel volume del Mandel sono citate alcune tra le famiglie ebraiche frankiste emigrate negli Stati Uniti e assurte a cariche di vertice dell’amministrazione statunitense: oltre ai Brandeis, ai Dombitz, figurano i Goldmark, i Bondi, i Lichtemberg, i Rohatyn. Felix Rohatyn è il principale senior partner – come scrive lo stesso Blondet – della potentissima banca Lazard di New York. Louis Dembitz Brandeis, famoso giudice della Corte Suprema degli USA, consigliere del presidente Woodrow Wilson, era un’accanito sionista e ebbe un ruolo decisivo nella promulgazione della dichiarazione Balfour. Altri volumi fondamentali sul frankismo sono quelli di Yosef Haiym Yerushalmi – Dalla corte al ghetto. La vita, le opere, le peregrinazioni del marrano Cardoso nell’Europa del Seicento.’Ediz. Garzanti, Milano 1991; Mieses – Polacy- Chrzescijanie pochodzenia zydowskiego'(Cristiani polacchi di ascendenza ebraica); Duker Some cabbalistic and frankist elements in Mickiewicz Dziady’citato in Studies in Polish Civilisation’1966; Scheps – Adam Mickiewicz ses affinitès juives’. Si consulti inoltre per eventuali ragguagli l’articolo Karol,Adam,Jacob di don Francesco Ricossa, apparso sul n° 49 di Sodalitium’periodico edito dal Centro Librario omonimo di Verrua Savoia Anno XV° Numero 3 del 1999.

10° – Si consulti per informazioni il volume di Giorgio Galli – Il banchiere eretico – La
singolare vita di Raffaele Mattiolì edizioni Rusconì – Milano 1998

11° – Henry Coston – Les Finaciers qui menent le mondè ediz. Publications Henry Coston’–
Paris 1989.

12° – Raffaele Mattioli ed Enrico Cuccia: il Potere dell’Alta Finanza articolo a firma don Curzio
Nitoglia apparso su Sodalitium’n° 51 Luglio 2000

13° – Carlo Alberto Roncioni – Il Potere Occulto’ediz. Sentinella d’Italia’– Monfalcone 1974

14° – Adolf Hitler – Ultimi Discorsì ediz. di AR’– Padova 1988

15° – sulla resistenza in Italia e il crollo del fascismo si consultino i seguenti volumi:

AA.VV. –
I Giorni dell’Odio’1945’ediz. Ciarrapico’– Roma; Romolo Gobbi – Il mito della resistenza’
ediz. Rizzzolì Milano;

Leonello Rimbotti – Il Fascismo di sinistra – da Piazza San Sepolcro al congresso di Verona) ediz. Il Settimo Sigillo’– Roma;

Marzio Gozzoli – Popoli al Bivio ‘ediz. L’Uomo Libero’– Milano;

D.W. Ellwood – L’alleato nemico. La politica dell’occupazione anglo-americana in Italia 1943-1946’ediz. Feltrinelli, Milano 1977

H.W. Neulen – L’Eurofascismo e la seconda guerra mondialè ediz. Volpe – Roma 1982;

Pagani-Cooper-Kunz – Marzo 1944 – Processo all’attentato di Via Rasella’ediz. del Borghesè, Milano 1974;

Giorgio Pisanò – Storia della Guerra Civile in Italia (1943-1945) ediz. FPE, Milano 1965-66;

P. Serant – I vinti della liberazione – L’epurazione nell’Europa occidentale alla fine della seconda guerra mondialè ediz. del Borghese, Milano 1966.

16°– Berlusconi malgrado il suo impero edilizio e poi televisivo, sportivo e editoriale è un
paria’nel mondo dell’alta finanza. Essendo l’ultimo arrivato, dimostrando fiuto e scaltrezza, ha
pensato di avere le mani libere anche in politica attraverso il partito-azienda Forza Italia’. La
campagna diffamatoria nei suoi confronti (dal cavaliere nero alle accuse di pro-fascismo, dalle
insinuazioni su dichiarazioni avventate di alcuni suoi ministri – Mastella in particolare costretto
ad un mea culpa di fronte alla comunità ebraica – fino all’avviso di garanzia durante i lavori di
apertura del G7 di Napoli) verrà condotta su più fronti dalle lobbyes sioniste (in particolare da
quella d’oltralpe) che utilizzeranno infine la Lega Nord quale cavallo di troia’per abbattere un
governo scomodo e d’ostacolo alla svendita dei principali gruppi industriali e finanziari italiani.
Per ulteriori notizie su Silvio Berlusconi si consultino anche i volumi di Ruggeri – Berlusconi-
Gli affari del Presidentè e di Ruggeri-Guarino Berlusconi inchiesta sul signor tv’entrambi editi
dalle edizioni marxiste Kaos’

17° – articolo Privatizzazioni, colonizzazioni & servilismo internazionale – Italia all’asta
offresì di Filippo Cianciarelli da Avanguardia’nr° 120 del dicembre 1995

18° – Mario Consoli – Vivi e liberì da L’Uomo Libero’nr° 37 del Luglio 1993

19° – Lello Ragni – Il Mondialismo capitalista – Mercato globale e Scoetà multirazzialè ediz.
L’Uomo Libero’, Milano 1992

20° – Giorgio Galli – Il Padrone dei Padroni – Enrico Cuccia, il potere di Mediobanca e il
capitalismo italiano’ediz. Garzanti – Milano 1995

21° – articolo di Andrea Morigi – Sui siti islamici l’apologia di Hitler. Dalla difesa della causa
palestinese all’antisemitismo: la strategia musulmana per reclutare i nazisti italianì su Libero
del 26/09/2001. Identica impostazione anche per due attacchi velenosi condotti dal quotidiano
La Repubblica’(articolo a firma Marco Ansaldo, datato 02/07/2000 dall’eloquente titolo E
l’Imam fa da sponsor ai neonazisti italiani – Gli antisemiti entusiasti della politica di Teheran’)
che cita in ordine sparso le riviste d’estrema destra Avanguardia’, Orion’e l’islamica Il Puro
Islam’come presunti referenti della Repubblica Islamica dell’Iran in Italia; e il settimanale
Panorama’che nel nr° del 04/07/2002 ha pubblicato un’articolo a firma Pino Buongiorno dal
titolo Jihad italiana – La rete di Bin Laden da Torino a Napolì nel quale sono riproposte
fantasiose connessioni tra l’estrema destra e ambienti islamici italiani. Dal canto suo il
Bollettino della comunità ebraica di Milano’del settembre 2000 aveva riportato un’articolo a
firma Adriana Goldtaub sull’antisemitismo in Italia denunciando nell’ordine: la Lega Nord,
Alleanza Nazionale, il Movimento Sociale Europeo, Forza Nuova, l’Alternativa Cristiana, Radio
Islam (emittente radiofonica e sito internet diretti da Stocolma dall’ex ufficiale marocchino
Ahemd Rami, esponente del revisionismo storico) e il periodico cattolico tradizionalista
Sodalitium’dell’omonima comunità lefebriana di Verrua Savoia (Torino). Ricordiamo inoltre
come don Curzio Nitoglia, responsabile della comunità tradizionalista piemontese sia stato
oggetto’delle attenzionì da parte dei responsabili della rubrica televisiva Sorgente di Vita’
alcuni anni or sono. Il buon’don Curzio non si aspettava evidentemente d’incorrere nelle ire
dei sionistì, così come riferì testualmente nella telefonata a Maurizio Lattanzio – allora
responsabile della Comunità Politica di Avanguardia’e della redazione pescarese dello stesso
mensile – sottolineando che si era mossa la sinagoga’. (si veda l’articolo a firma Lattanzio – La
diversionè cattolica…’da Avanguardia’n° 122 del febbraio 1996).

22° – vasto eco all’intervista della Fallaci su Panorama’– nella quale la scrittrice e giornalista
sparava a zero contro l’Islam e i musulmani con affermazioni apertamente razziste e accuse
raccattatè da chissà quale sinagoga – è stato dato oltralpe. Durissime le critiche che sono
piovute anche da intellettuali della razza eletta’tra i quali il filosofo Bernard Henry Levy (Le
Point’nr° che recava in copertina l’astro giudaico della politica francese Sarkozy) e i quotidiani
Le Mondè, Le Nouvel Observateur’e Le Figarò’che hanno lanciato i loro strali contro La
rage et l’Orgueil'(traduzione francese della Rabbia e l’Orgoglio’l’ultimo titolo dell’Oriana).
Per ulteriori informazioni si veda l’articolo dell’ebreo Alberto Toscano apparso su Panorama’
del 13/06/2002 dal titolo Contro le accuse dei vilì. Interessante anche quanto ha scritto lo
storico Franco Cardini nel suo ultimo libro I Cantori della Guerra Giusta’Religioni-
Fondamentalismi- Globalizzazione ediz. Il Cerchio’di Rimini 2002

23° – Articolo a firma Maurizio Lattanzio – Heil!’dal mensile Avanguardia’nr° 129 del
settembre 1996

24° – Camillo Berneri – L’Ebreo Antisemita’ediz. Carucci – Roma 1984

GOVERNO MONDIALE EBRAICO