GLI EBREI NELL’ITALIA MERIDIONALE

18 Lug

GLI EBREI NELL’ITALIA MERIDIONALE –

–         di Dagoberto Bellucci

“Chi ha letto i “Protocolli” non ha potuto fare a meno di trarne le seguenti conclusioni:

a)      esiste da secoli una organizzazione segreta, politica, internazionale degli ebrei, oltremodo potente;

b)      essa possiede l’ambizione titanica di asservire il mondo al proprio dominio;

c)      per raggiungere questo scopo, essa lavora da secoli a disgregare la compagine degli Stati a base nazionale, tendendo a conglomerarli in un complesso internazionale e mondiale, dominato e sfruttato da Israele;

d)      il metodo da essa adoperato per indebolire prima e distruggere poi gli Stati politici, consiste nella propaganda fra le masse di idee determinanti la disgregazione, fatta secondo un programma abilmente calcolato: dal liberalismo al radicalismo, dal radicalismo al socialismo, dal socialismo al comunismo, dal comunismo all’anarchia (portando all’assurdo i principii di eguaglianza). Durante questi diversi tempi, Israele, chiuso nella duplice cintura di religione intollerante e del suo esclusivismo di razza, è rimasto immune da dottrine corrosive;

e)      i Saggi d’Israele disprezzano profondamente i governi politici ed evoluti di Europa, la loro politica, le loro costituzioni democratiche. Per questi Saggi d’Israele, il governare è un’arte sublime e segreta che si acquista mediante una cultura tradizionale impartita a pochi eletti accuratamente selezionati;

f)       data questa concezione di governo, le masse hanno poco valore e i loro condottieri sono delle marionette nelle mani dei Saggi d’Israele;

g)      la stampa, il teatro, la borsa, la scienza, le arti, le leggi – essendo nelle mani di chi possiede tutto l’oro esistente sulla terra – sono per i Saggi d’Israele altrettanti strumenti per indebolire ed inquinare l’opinione pubblica, per demoralizzare la gioventù, per eccitare al vizio le popolazioni in generale, per mettere in ridicolo e distruggere le aspirazioni ideali che sono il fondamento fornito dalla cultura cristiana, per sostituire ad ogni altro il culto del denaro, per fomentare lo scetticismo materialista ed ogni più basso e cinico appetito del piacere.”

 

 

( Giovanni Preziosi – “Ebrei ed antisemitismo in Italia” – da “La Vita Italiana” , 15 Agosto 1922 )

 

      Tra le “leggende” che sarebbe opportuno ‘sfatare’ vi sarebbe quella che, peraltro abbondantemente propagandata dagli stessi ambienti dell’ebraismo italiano (con particolare riferimento all’U.C.E.I. – l’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia, massimo organismo “religioso” che raccoglie le comunità israelitiche presenti nel nostro paese), gli Ebrei non siano presenti nelle regioni del Sud Italia.

      Secondo le statistiche ufficiali fornite infatti dall’U.C.E.I.  – che, ricordiamolo, contano solo ed esclusivamente gli Ebrei aderenti al culto mosaico (statistica su base religiosa non razziale) – vivrebbero in Italia circa 35mila israeliti suddivisi in poche comunità in massima parte stanziate tra il centro ed il nord del paese.

      Riporta in proposito il portale informatico di wikipedia: “Oggi, gli ebrei italiani sono circa 35.000 – 38.000 (secondo alcuni 45.000) su una popolazione di 60 milioni di abitanti; la metà circa vive a Roma con un numero che va dai 13.500 ai 14.000, circa 7.000 risiedono a Milano, mentre gli altri sono sparsi in Comunità medie o piccole in tutta la penisola.” (1)

      Ufficialmente esistono in Italia una ventina di comunità, a ciascuna delle quali fa capo una circoscrizione territoriale che comprende anche le comunità più piccole o semplici nuclei familiari.

      Le comunità ebraiche principali in Italia sono quelle di Ancona, Bologna, Casale, Ferrara, Firenze, Genova, Livorno, Mantova, Merano, Milano, Modena, Napoli, Padova, Parma, Pisa, Torino, Trieste, Venezia, Vercelli e Verona.

     Questa la situazione attuale secondo l’U.C.E.I.

      Ricapitolando se si esclude Napoli la presenza ebraica a sud della capitale sarebbe inesistente, fatto in se straordinario soprattutto alla luce sia delle vestigia ebraiche presenti nelle nostre regioni meridionali sia dei censimenti che, prima della seconda guerra mondiale, riportavano di numerose comunità ebraiche stabilmente inserite nella vita economica e sociale del Sud.

     Secondo i tre censimenti nazionali questa era la presenza degli Ebrei italiani nel paese:

1911 –  32.825

1931 – 39.112

1938 – 47.252 (2)

      Uno dei maggiori studiosi della presenza ebraica, Livio Livi, nel 1910 li calcolava in 35.798 (3) ; secondo le cifre ricavate dal Livi sulla elevata posizione sociale degli ebrei in Italia le proporzioni erano allora le seguenti: “Sopra 5951 persone notevoli ben 125 sono israelite; appena 17,9 sopra 100.000 abitanti pei cristiani, ben 292,7 per gli ebrei: una frequenza 16 volte più grande in confronto di quella dei cristiani” La superiorità numerica degli ebrei risulta ancora più forte fra gli uomini politici, i giuristi, gli economisti e finanzieri, i medici, i matematici, i letterati, i pubblicisti.” Il Livi osserva che queste cifre “non sono forse esattissime, ma caso mai, sono errate per difetto e perciò non sono meno dimostrative.” (4)

       Gli Ebrei in Italia hanno dunque sempre avuto, in proporzione, una maggiore influenza rispetto al loro apparente ‘esiguo’ numero rispetto ai cristiani; dunque anche nell’Italia meridionale dove, non solo erano presenti e numerosi ma storicamente accampati da secoli come provano le tante testimonianze lasciate in tutte le regioni del sud.

      Alcuni esempi potranno meglio illustrarci la situazione: in Lucania per es. gli Ebrei hanno lasciato una sinagoga e alcune tombe nei paesi di Venosa e Aderenza, così come è accertata la loro presenza anche nell’alta Val d’Agrii, nella antica città romana di Grumentum e a Montemurro.                                

       L’editto di espulsione dal regno di Napoli firmato da Federico II.o , con l’espulsione di tutti gli Ebrei o la loro conversione forzata al cattolicesimo (sul modello di quanto avvenne nella Spagna della ‘reconquista’ cristiana) vedrà i circa 90mila israeliti optare tra le soluzioni plausibili: la ‘diaspora’ verso altri lidi o forme di ‘marranesimo’ e di cripto-giudaismo (i marrani furono quei giudei che nella penisola spagnola optarono per la conversione alla religione dominante cattolica restando segretamente ebrei…i culti marrani (5) sopravvissero sfidando gli editti reali e le minacce dell’Inquisizione, con buona pace delle autorità cristiane che, di fatto, covarono una serpe in seno senza rendersene conto).  

       Analoga sorte ebbero le comunità ebraiche di Puglia. In proposito ha scritto Emanuele Gianolio: “Per convenzione si fa formalmente finire il Medioevo nel 1492, quindi le vicende degli ebrei dopo quella data appartengono alla storia moderna e la saga delle comunità ebraiche che avevano popolato la Pugliasi concluse dopo quella data.  Tuttavia riteniamo necessario descriverne brevemente l’esito: in seguito al Patto di Granada, concluso nel 1500 tra Ferdinando il Cattolico e Luigi XII, il ducato di Puglia venne assegnato alla Spagna. Questo fatto destò gravi timori nell’animo dei giudei che ben ricordavano le precedenti espulsioni dalla Spagna del 1492 e 1497, infatti l’11 ottobre 1501 Ferdinando il Cattolico ordinava al gran capitano Consalvo da Cordova di espellere gli ebrei dal ducato di Puglia, ma questi ad evitare nuovi tumulti non eseguì l’ordine, ed il sovrano sollecitò nuovamente il provvedimento nel 1503. Inoltre il 13 novembre 1506 venne emanato un bando con cui si stabiliva che i giudei “dovessero portare in pecto lo signo del tundo rosso e la pena deonze dece, deperdere i vestiti, ed altra pena reservata”. Ma il provvedimento più vessatorio fu quello del 30 gennaio 1507, con cui vennero annullati tutti i debiti verso gli ebrei fino alla morte di Ferdinando II e non ancora pagati, inoltre si prescrisse di “non confirmare né concedere privilegi ingiusti a li iudei”.

       Il 23 novembre 1510 fu emanato l’editto di espulsione dal Regno per tutti gli ebrei ed i convertiti, furono concessi quattro mesi di tempo per alienare i loro beni e migrare con ogni loro avere eccettuati l’oro e l’argento. Carlo V, a seguito di un’istanza delle popolazioni che ritenevano invece necessaria la presenza degli ebrei in quanto facevano circolare ingenti somme di denaro incrementando i commerci, emanò il 23 novembre 1520 un editto che li richiamava nel ducato al fine di arginare l’usura ora esercitata dai cristiani.” (6)

       Gli ebrei sarebbero comunque rimasti in Puglia e nelle altre regioni meridionali come attestato anche dai rilievi dei censimenti effettuati in Italia agli inizi del XX.mo secolo (il censimento del 1931 ne contava 122).

       Prendiamo la situazione calabrese: esiste una leggenda che attesta l’antica frequentazione ebraica della regione. Secondo tale leggenda Reggio sarebbe stata fondata da Aschenez, pronipote di Noè.

      Una delle più antiche vestigia ebraiche della Calabria è l’antica sinagoga (IV secolo d.C.) presente a Bova Marina – la più antica in tutto l’Occidente dopo quella di Ostia Antica – mentre a Reggio fu stampata la prima opera in ebraico un commento di Rashi alla Torah così come calabrese fu Chayim Vital Calabrese noto studioso della Kabbalah.

       La storia medioevale brulica di ebrei in Calabria: come in Puglia ufficialmente se ne persero le tracce con l’editto di espulsione del 1541. Il censimento del 1931 parla di 24 ebrei residenti stabilmente in Calabria.

      Una ‘traccia’ importante è quella toponomastica relativa ai cognomi ebraici. Riportiamo da un sito di “amicizia calabro-israeliana” (uno di quelli che difende il diritto all’esistenza dello stato criminale sionista per intenderci):

     “Una delle vie per indagare sulle antiche presenze ebraiche è quella dell’onomastica.
In realtà si tratta di una strada piuttosto ambigua, sulla quale bisogna procedere con estrema cautela, perché può essere ingannatrice, e questo per molti motivi.
Sono relativamente pochi i cognomi esclusivamente ebraici: un Milano può essere di origine ebraica, ma non necessariamente, perché era facile che un qualsiasi milanese che fosse andato ad abitare fuori dalla sua città ricevesse un cognome come Milano, Milanese, Da Milano, Di Milano, e così via, indipendentemente dal fatto che fosse ebreo o cristiano; non è affatto vero che, come dicono alcuni, tutti i cognomi indicanti un luogo siano ebraici: molto spesso è così, ma non è un dato assoluto.
Di contro, non è affatto vero che, come scrive qualcuno, solo i cognomi di luoghi centro-settentrionali (tutti!) indichino origine ebraica, mentre quelli di luoghi meridionali (tutti!) escludono tale origine.
Un’altra difficoltà è quella cronologica: se oggi in un luogo si trova un cognome certamente ebraico, non è detto che risalga ad una famiglia ebraica originaria del luogo, può benissimo esservi emigrata fino al XIX secolo, quando ancora venivano emanate in Italia disposizioni affinché ognuno avesse un cognome, cosa che non sempre avveniva fino ad allora.
Inoltre c’è l’aspetto dei matrimoni misti, per cui una famiglia che ha un cognome “cristiano” può benissimo essere di origine ebraica, ma, avendo in un qualsiasi momento una donna di questa famiglia sposato un cristiano, il cognome materno si è perso.
Alla difficoltà contribuisce infatti la legge ebraica, secondo cui l’appartenenza all’ebraismo si trasmette in modo matrilineare, per cui è ebreo chi è figlio di madre ebrea; quindi anche l’accertata ebraicità di un cognome (trasmesso di padre in figlio) non può far parlare di ebraicità della persona, almeno secondo i criteri ebraici.”  
(7)

       Interessante notare come, nell’elenco dei cognomi di origine calabro-ebraica –  che tranquillamente e senza tanto suscitar ‘scandalo’ tra gli strilloni delle varie ‘gazzette’ pro-sioniste distribuite per tutta la penisola viene riportato dal sito in questione – ve ne figurino molti di insospettabili, cioè non compresi nell’elenco dello Scharf che riprendeva i cognomi delle famiglie (circa 9800) ebree presenti in Italia nei primi anni Venti del XX.mo secolo.

      E’ una utilissima guida anche per l’individuazione di eventuali marrani, falsi convertiti, cripto-giudei che nel nostro paese abbondano… quale sia l’esatto numero di giudei in Italia è ancora un mistero di non facile soluzione e questo grazie a assurde conversioni forzate, arianizzazione in tempo fascista ed altri mezzucci ai quali l’Ebreo ben volentieri nel corso dei secoli è ricorso con il concorso più o meno interessato delle ‘autorità’…in merito enormi sono le responsabilità della Chiesa che ha, di fatto, facilitato l’opera di occultamento e camuffamento israelitico nelle società ‘ariane’.

      Ma vediamo senz’altro l’elenco dio questi cognomi di origine calabrese adottati dagli ebrei:

      “Sui cognomi ebraici in Calabria – scrivono i responsabili del sito – avremo modo di parlare in seguito, intanto vi invitiamo (…) ad esplorare due ottimi siti curati da Nardo Bonomi (…), che contengono varie e documentare informazioni e rimandano a loro volta a numerosi database e motori di ricerca : Italian Resources for Jewish Genealogy e Jewish Genealogy in Italy.

Un piccolo elenco (…) tratto dal libro del professor Vincenzo Villella, “La Judecadi Nicastro e la storia degli Ebrei in Calabria”, si può trovare sul sito del  IjCCC, Italian Jewish Cultural Center of Calabria.

Cognomi riferiti a luoghi: Amantea, Capua, Catalano, De Rose, Di Lentini, Di Napoli, Di Nola, Di Rende, Greco, Milano, Montalto, Napoli, Palermo, Pistoia, Pugliese, Renda, Romano, Salerno, Siciliano, Spagnolo, Staiti, Viterbo;

Cognomi nobiliari (assunti o perché erano in rapporti d’affari con loro o al momento della conversione): Barone, Caracciolo, Carafa, D’Aquino, Filomarino, Monforte.

Cognomi di mestieri: Cimino (coltivatori o commercianti di cumino), Ferraiolo, Ferraro, Foderaro, Orefice, Pignataro, Speziale.

Traduzioni dall’ebraico: Anania, Buono, Dattilo, De Sarro, Del Giudice, Del Vecchio, Diamante, Fiore, Gentile, Gioia, Leone, Luzzatto, Ricca, Russo, Simone, Stella, Tranquillo, Ventura, Vitale.

Cognomi da convertiti: Cristiano, Gesualdo;

Patronimici: D’Alessandro, De Masi, De Pascali, De Pasquale, Di Giacomo, Di Giovanni, Di Matteo.

Aiello (da Abdullah nome che gli arabi avevano imposto a molti di loro), Jacoviello o Coviello (da Jacob), Mascaro (dallo spagnolo Mas Caro , molto caro a Dio).

Altri di vario genere: Amato, Balsamo, Bonanno, Bonfiglio, Brancato, Brigandi, Bruno, Campagna, Chiarelli, Costantino, De Mayo, Garo, Giardino, Jenco, Licastro, Margotta, Marino, Mazza, Mele, Mondella, Panaro, Pane, Perna, Pisciotta, Rotoli, Speranza.”  (8).

       Quanti sono, anche solo alla luce di questo elenco, gli ebrei ‘camuffati’ presenti nel sud Italia (e nel resto del paese)? Anche volendo ammettere che solo una minima parte dei cognomi sopra riportati appartenga a famiglie ebraiche convertite nei secoli al cristianesimo….quanti sono i cripto-giudei presenti sul territorio nazionale?

       Più studiamo l’ebraismo e più viene confermata l’ipotesi ‘analitica’ proposta da Maurizio Lattanzio che parlò – articolo “Traiettorie anti-ebraiche” da “Islam Italia” – di “maggioranza” di ebrei rispetto ai ‘gentili’…. L’elemento ebraico ha abbondantemente infiltrato il territorio italiano su questo pare non vi siano dubbi…

       Identiche prove sulla presenza massiccia degli ebrei – come quelle fornite per Puglia, Basilicata e Calabria – le possiamo avere anche per quanto riguarda le due isole. Per il caso Sardegna pubblica un sito ebraico: “Le prime notizie sulla presenza degli ebrei in Sardegna risalgono agli storici Giuseppe Flavio (I sec. E.v.), Tacito (che scrive nel 114), Svetonio (75-150 e.v.) e Dione Cassio (fra il II e il III sec. E.v.). Tutti sono concordi nell’affermare che un considerevole numero (se non 4000 come detto da alcuni) di ebrei residenti a Roma fu inviato in Sardegna dall’imperatore Tiberio nel 19 e.v. per combattere il brigantaggio e lavorare nelle minieri di metallo dell’isola. L’espulsione di questo nucleo costituiva nella versione degli storici romani una punizione per disordini causati da nuclei di ebrei residenti nella capitale dell’impero. (…) Le fonti storiche devono aspettare l’epistolario di papa Gregorio Magno, al volgere del sec. VI e.v., per avere altre informazioni sugli ebrei nell’isola, la cui presenza sembra essere stata continua per tutti questi secoli.” (9)  

       Identica situazione si registra in Sicilia da dove vennero espulsi intorno alla metà del XVI secolo: “Gli studiosi calcolano che lasciarono la Sicilia circa 40mila persone, alla volta della Grecia (dove nacquero delle “Schole” siciliane), del Regno di Napoli (in cui esisteva già una cospicua presenza ebraica, anche lì, pochi decenni dopo venne decretata l’espulsione), di Roma (anche lì nacque una Schola siciliana, una delle cinque del ghetto dell’Urbe, sopravvissuta fino al XIX sec.) e dell’Italia centrale e, in misura minore, verso altri luoghi (paesi arabi, Balcani)” (10)

      Ebrei stabilmente presenti in Sicilia ve ne furono fino al XXmo secolo. I censimenti dell’epoca provano che vi fossero 202 ebrei dei quali 96 a Palermo e 75 a Catania (altri vennero censiti a Messina, Agrigento, Siracusa, Enna).

      Prendiamo questa cartina e osserviamo bene: si riferisce al numero di ebrei in Italia secondo il censimento del 1938….come si nota la presenza ebraica nell’Italia meridionale per quanto sensibilmente meno evidente rispetto a quelli stanziati nelle regioni settentrionali appare comunque significativa…

      Una domanda: dove sarebbero spariti gli Ebrei residenti nei territori meridionali d’Italia?

      Noi diciamo che la presenza ebraica nel meridione d’Italia è proseguita costante fino ai giorni nostri …semplicemente ‘camuffata’ e occultata attraverso conversioni, “arianizzazioni”, mutamenti di cognomi ecc. ecc.

      L’Ebreo è ‘furbo’ perchè i Goyim ( I Gentili = non ebrei ) sono diventati pavidi, vili e stupidi…le “pecore matte” dell’ovile sistemico…

      Un ‘tempo’ ci si chiedeva “chi è ebreo?”….oggi sarebbe opportuno domandarsi in via precauzionale chi non lo è…

 

 

 

DAGOBERTO HUSAYN BELLUCCI

Direttore Responsabile Agenzia di Stampa “Islam Italia”

 

 

NOTE –

1 –  Alla voce: Ebraismo in Italia – da www.wikipedia.org ;

2 – “I dati generali, regionali e locali del censimento del 22 agosto 1938, i suoi successivi aggiornamenti e gli elaborati statistici fondati su di esso (che non ci risulta siano stati in genere pubblicati dai fascisti) si trovano in ACS – Min. Int. Dir. Gen. Demografia e Razza (1938—43), cart. 14, fasc. 47. Dopo la pubblicazione della prima edizione di questo libro sono strati tentati alcuni studi sui dati rilevati dal censimento del 1938; tra essi sono da vedere soprattutto quelli di S. DELLA PERGOLA e di F. SABATELLO di cui sono state pubblicate anticipazioni in “Genus” , vol XXIV, n. 1-4, 1968 e nel volume miscellaneo “Scritti in memoria di Enzo Sereni –Saggi sull’ebraismo romano” a cura di D. Carpi, A. Milano e U. Nahon, Gerusalemme 1970.

( Renzo De Felice – “Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo” – Ediz. “Einaudi” – Torino 1993) ;

3 – Livio Livi – “Gli ebrei alla luce della statistica : Caratteristiche antropologiche e patologiche ed individualità etnica” – Ediz. “Libreria della Voce” – Firenze;

4 – Livio Livi – “Gli ebrei alla luce della statistica: evoluzione demografica, economica e sociale” – Ediz. “Vallecchi” – Firenze (cit. da G. Preziosi – articolo “Ebrei ed antisemitismo in Italia” nel volume “Giudaismo – Bolscevismo – Plutocrazia – Massoneria” – Ediz. “Hohenstaufen” – 1944;

5 – “Come si riconosce un marrano? Un manuale degli inquisitori insegna a fare attenzione a queste cose: se il venerdì pomeriggio indossa abiti puliti e festivi e accende candele nuove, se osserva i digiuni di Purim e di Kippur, se mangia pane non lievitato nella settimana di Pesach, se recita berakhot sul vino e sul pane, se osserva la kasherut, se dà ai suoi figli nomi biblici, se li benedice imponendo le mani sul loro capo (cfr. infra, 98-99)”   ( crf  Marco Morselli – prefazione a C. Roth – “Storia dei Marrani” – Ediz. “Marietti” – Genova 2003 );

6 – Emanuele Gianolio – “Gli Ebrei a Trani e in Puglia nel Medioevo, Tesi di laurea pubblicata sul sito ebraico: www.morasha.it

7 –  crf : http://calabriajudaica.blogspot.com/

8 – ibidem;

9 – Mauro Perani – “Le testimonianze archeologiche sugli ebrei in Sardegna” dal sito internet www.morasha.it

Scrive ancora l’autore dell’articolo: “Ho raccolto le fonti storiche e la documentazione archeologica fino a papa Gregorio Magno nel mio studio: M. Perani, Gli ebrei in Sardegna fino al sec. VI: testimonianze storiche e archeologiche, in “La rassegna mensile di Israel”, 57 (1991), pp. 305-344 che qui ampiamente riprendo, mentre mi sono occupato del periodo aragonese in uno studio precedente: M. Perani, Appunti per la storia degli ebrei in Sardegna durante la dominazione aragonese, in “Italia”, 5 (1985), pp. 104-144. Alcune indicazioni bibliografiche riguardanti le testimonianze archeologiche relative agli ebrei nell’isola erano state raccolte nel 1981 da C. Colafemmina, Archeologia ed epigrafia ebraica nell’italia meridionale, in “Italia Judaica” I, Atti del I Convegno internazionale, Bari 18-22 maggio 1981, Roma 1983, p. 199-210:210.”

10 – crf  il link: http://giulas50.blogspot.com/2009/08/la-presenza-ebraica-in-sicilia.html